Se il cinema è l'arte dei sogni per eccellenza, non ci possiamo meravigliare di rivedere due classici per ragazzi come Peter Pan e Alice nel paese delle meraviglie di nuovo riadattati e modificati per il grande schermo. Di certo, ciò che conta di più è l'originalità di fondo per dare vita a una nuova riproposizione di queste storie. Questa scelta unica e che permette di distinguere le varie versioni di questi classici sempreverdi (ma, va detto, anche un po' abusati) deve essere il punto di forza del film. Non possiamo che aprire la nostra recensione di Alice e Peter dall'idea di partenza del film di Brenda Chapman, la regista vincitrice del premio Oscar al miglior film d'animazione con Brave - Ribelle, che qui, dopo una carriera nell'animazione, fa il suo esordio nel cinema in live action. Alice e Peter è un what if che sembra un crossover e, allo stesso tempo, un prequel delle vicende dei due personaggi creati rispettivamente da Lewis Carroll e James M. Barrie. Immaginando una vicenda ben ancorata nel reale, il film di Chapman prova a raccontare come due fratelli si sono ritrovati a diventare personaggi immortali, grazie allo stimolo inesauribile dell'immaginazione e del sogno. Un soggetto sulla carta interessante, anche se il film, partendo con una fiamma altissima finisce per bruciarsi in fretta. Alice e Peter è disponibile su Prime Video.
Vietato crescere
David, Alice e Peter Littleton sono tre fratelli che vivono un'infanzia pressoché idilliaca: i loro genitori, Rose (Angelina Jolie) e Jack (David Oyelowo) li hanno sempre spronati a giocare, immaginare, fantasticare. Questa realtà infantile quasi perfetta si scontra con un evento tragico imprevedibile: la morte del fratello maggiore David. Per tutta la famiglia, ma soprattutto per i genitori, il lutto diventerà un ostacolo enorme e pesante. Problemi economici, nonché di salute, inizieranno a soffocare sempre più la vita dei due adulti, contagiando anche quell'innocenza fanciullesca che tanto avevano stimolato ai figli. Alice e Peter, nonostante il cuore spezzato, riescono tuttavia a rifugiarsi nel loro mondo immaginario: lei finendo nel Paese delle meraviglie, lui abbandonandosi ad avventure piratesche nell'Isola che non c'è. La fantasia, però, a lungo andare dovrà scontrarsi con la realtà e con il tempo che scorre inesorabile. Forse i due fratelli dovranno cedere i loro sogni per sopravvivere nel mondo reale. Forse è semplicemente arrivato il momento di crescere. Il film vuole essere un inno all'infanzia e alla fanciullezza, alla capacità di sognare e alla fantasia come evasione dal reale, ma, al netto delle buone intenzioni e di un inizio che lascia ben sperare, cede presto il passo a tutto ciò che vorrebbe evitare.
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La dura realtà degli adulti
Ci sono alcuni temi importanti all'interno del film che richiamerebbero i migliori film di Terry Gilliam e Guillermo del Toro: il conflitto tra realtà e fantasia, la meraviglia del chiudersi in un mondo proprio, la cupa e grigia realtà degli adulti incapaci di sognare, l'immaginazione dei bambini come forza motrice della vita stessa. All'inizio del film, Brenda Chapman ha un'idea che sembra venire direttamente dai film d'animazione: i bastoni con cui i fratelli giocano diventano spade vere, barche diroccate diventano velieri colmi di pirati nemici, il legno tagliato della scrivania si anima dando vita a mostri marini. L'intenzione è quella di confondere la realtà con il punto di vista dei fratelli, in modo da far partecipe lo spettatore della realtà artificiale che i bambini si sanno creare. Ma è lo stesso film a non crederci mai davvero, e dopo un inizio ben riuscito, a partire dall'evento tragico che dà il via alla vera storia, Alice e Peter non riesce a prendere una decisione netta e definitiva, cercando di accontentare entrambi gli sguardi. La fantasia dei bambini, forse disillusa dalla morte del fratello, lascia sempre più spazio alla realtà davvero triste e, di conseguenza, il racconto si trasforma in un dramma esageratamente cupo e cinico. La scrittura, unita a un montaggio a tratti confuso, non aiuta a sviluppare al meglio né le tematiche né gli sviluppi narrativi aumentando un senso di confusione che diventa ben presto apatia. Non un conflitto davvero sentito, non una costruzione dei personaggi davvero chiara: in generale, a questo film di immaginazione manca l'immaginazione. Lo dimostra anche la voce fuori campo di un'Alice adulta che spiega fin troppo a parole, rendendo il tutto ancora poco emotivo. Con l'inquadratura di un orologio che si ferma, Alice e Peter, invece di bloccare i ragazzini nel loro idillio, smette di essere il film che prometteva di essere.
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Un buon cast e un finale azzeccato
Dove, invece, il film centra il bersaglio è nella scelta del cast, tra nomi noti come Angelina Jolie nei panni della madre dei protagonisti, con un viso (perdonate il gioco di parole) angelico perfetto e di forte impatto visivo, e la coppia di giovani attori che risulta sempre credibile. Si nota la naturalezza con cui recitano e riescono nell'impresa di coinvolgere quanto basta lo spettatore che si ritrova a tifare per loro. Se David Oyelowo regge anche i momenti un po' più esasperati che la sceneggiatura gli riserva e un simpatico cameo di Michael Caine dimostra una volta di più il talento dell'attore britannico, il resto del cast non riesce a spiccare e la coppia di antagonisti è sin troppo caricaturale ed esagerata per risultare credibile. Si vorrebbero creare legami e omaggi alle due opere letterarie, mischiando tra loro i contenuti e i dovuti immaginari, ma il risultato è un susseguirsi di scene preoccupate più di porgere tributo che a raccontare una storia. Va meglio nel finale, che in pochi momenti sa far riscoprire quella magia a lungo attesa, unendo i due libri con un colpo di scena che non può che far sorridere. Per quanto imperfetto, è il finale migliore che ci si potesse aspettare.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di Alice e Peter riepilogando pregi e difetti del film. L’idea di base è interessante e, durante il primo atto, il film sembra saper sviluppare al meglio la storia e le tematiche che vuole affrontare. Con il passare dei minuti, però, complice una scrittura poco riuscita, Alice e Peter fa di tutto per far perdere interesse allo spettatore. Un buon cast, per quanto alcuni ruoli siano troppo macchiettistici ed esagerati, e un finale semplice ma riuscito salvano leggermente il risultato. È comunque troppo poco per un film che sembrava avere ben altre ambizioni e prometteva emozioni più forti.
Perché ci piace
- L’idea di base è interessante e originale.
- Il buon cast di attori, specialmente i due bambini protagonisti.
- Il finale che, seppur imperfetto, conclude la storia nel migliore dei modi.
Cosa non va
- La scrittura poco riuscita e un montaggio a tratti confuso non riescono a coinvolgere al meglio lo spettatore.
- Per gran parte della sua durata, il film manca di un equilibrio narrativo e tematico.
- Grave mancanza l’assenza di immaginazione in un film che vorrebbe parlare proprio del potere della fantasia.