Alex Rider 2, recensione: giovani spie crescono su Prime Video

La recensione della seconda stagione di Alex Rider, serie spionistica di Prime Video basata sui romanzi di Anthony Horowitz.

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Alex Rider: un'immagine della serie

Con la recensione di Alex Rider 2, da poco arrivata su Prime Video per i mercati internazionali, si raggiunge una nuova fase nell'evoluzione delle piattaforme streaming: mentre la prima stagione era un Original di Prime Video ma con date diverse a seconda dei paesi (da noi arrivò qualche mese dopo il debutto nei mercati di lingua inglese), la seconda negli USA e nel Regno Unito è arrivata su IMDb TV, piattaforma gratuita - con pubblicità - che nei paesi in questione fa parte dell'offerta del celebre sito che raccoglie informazioni su cinema e TV. Una transizione che però non ha influito sulla qualità della serie, come sempre gestita dallo showrunner Guy Burt (coadiuvato dai registi Rebecca Gatward e Jon Jones, che hanno diretto rispettivamente la prima e la seconda metà della nuova stagione) e prodotta dall'autore Anthony Horowitz, attivamente coinvolto nella realizzazione della seconda trasposizione audiovisiva dei suoi bestseller.

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Alex Rider: Otto Farrant in una scena

Laddove la prima stagione di Alex Rider superava lo scoglio del déjà vu evitando di adattare il primo romanzo (già portato al cinema nel 2006) e passando direttamente al secondo, Point Blanc, la seconda opta per il quarto, Eagle Strike. Questa volta l'avversario di Alex è un tale Damian Cray (Toby Stephens), magnate tecnologico che è dietro il popolare videogioco Feathered Snake, e i due entrano in contatto in modo del tutto accidentale, mentre Alex è in vacanza per riprendersi dalla sindrome post-traumatica legata alla missione precedente e fa la conoscenza di una ragazza il cui padre è sulla lista nera di Cray. Solo che inizialmente lo stesso Alex è sospettato di aver cercato di farlo saltare in aria, e quando cerca di farsi tirare fuori d'impaccio tramite i suoi contatti nei servizi segreti, questi sembrano scomparsi senza aver lasciato traccia, costringendo il giovane agente a cavarsela - almeno provvisoriamente - da solo...

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Rider, Alex Rider

All Things to All Men: Toby Stephens in una scena del film
All Things to All Men: Toby Stephens in una scena del film

La seconda annata mantiene intatta la formula della prima, con abbondanti dosi di suspense e azione che vanno di pari passo con l'approfondimento psicologico dei personaggi, con una miscela calibrata per il pubblico giovane (lo show evita svolte eccessivamente dark) ma non per questo meno accessibile per gli spettatori adulti, soprattutto quelli in grado di apprezzare l'uso intelligente e talvolta autoironico degli stilemi del genere spionistico. D'altronde il mondo di Rider è sempre stato concepito come una versione teen di James Bond, con corrispettivi dei vari Q e M a dare manforte alla giovane spia, e il film del 2006 aveva sottolineato la cosa affidando a Ewan McGregor, all'epoca uno dei papabili per il ruolo di 007, la parte dello zio di Alex, il veterano la cui morte dà il via al tutto. La serie rende il collegamento intertestuale ancora più esplicito, poiché il perfido Cray è Toby Stephens, che vent'anni fa fu l'antagonista nell'ultimo film dell'era Brosnan, 007 La morte può attendere.

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Alex Rider: Otto Farrant in una scena della serie

La sua è una presenza carismatica e minacciosa, il cui valore simbolico non soffoca la sua importanza per questa storia, sapientemente gestita in modo da giustificare il formato seriale e non dare mai l'impressione di un racconto allungato gratuitamente oltre la durata consueta del lungometraggio. Questo è evidente soprattutto nella figura di Alex, che nell'interpretazione di Otto Farrant rimane un personaggio in perfetto equilibrio tra adolescente convenzionale e grande agente segreto, costantemente in bilico tra verosimiglianza (vedi l'apprezzata esplorazione delle sequele psichiche delle missioni) e spirito avventuroso larger than life. Spirito che rende lo show una delle aggiunte più solide e divertenti al catalogo di Amazon Prime Video ed è destinato a continuare nella terza stagione, già in produzione e in apparenza basata sul romanzo Scorpia. Ebbene sì, anche qui si può applicare uno stralcio di formula di 007: Alex Rider will return. E se i risultati sono questi, non c'è motivo per cui non possa farlo per molti anni.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Alex Rider 2, sottolineando come la seconda stagione confermi i punti di forza della serie di Prime Video basata sui romanzi di Anthony Horowitz, questa volta adattando l'apprezzato quarto libro Eagle Strike.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • La scelta della materia da adattare è funzionale ai meccanismi della serie.
  • L'approfondimento psicologico dei personaggi continua a sposarsi bene con l'azione.
  • Toby Stephens è un villain delizioso.

Cosa non va

  • I fan di genere potrebbero avere da ridire in parte sul taglio adolescenziale.