Alcarràs, la recensione: dura vita di famiglia in campagna

La recensione di Alcarràs, dramma catalano di Carla Simón che ha vinto l'Orso d'Oro all'edizione 2022 della Berlinale.

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Alcarràs: una sequenza del film

La recensione di Alcarràs comporta l'avere a che fare con la pellicola che ha trionfato alla Berlinale 2022, portandosi a casa l'Orso d'Oro e consacrando la regista Carla Simón come nuova firma da tenere d'occhio (già apprezzata nel 2017 sempre a Berlino, dove la sua opera prima aveva vinto l'apposito premio per il miglior esordio tra tutte le sezioni del festival). Un trionfo che è anche parzialmente italiano, dato che tra i produttori c'è Giovanni Pompili di Kino Produzioni, nonché fonte di occasionali polemiche sterili sul dilagare del politicamente corretto, osservazione che alcuni hanno fatto poiché si tratta della terza volta consecutiva, dopo le edizioni 2021 di Cannes e Venezia, che il premio principale dei tre maggiori festival europei va a un film diretto da una donna.

Le difficoltà della famiglia Solé

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Alcarràs: una fotografia

Alcarràs si svolge nell'omonimo paesino della Catalogna, un piccolo villaggio dove la famiglia Solé vive e lavora da diverse generazioni. Vivono del lavoro agrario, coltivando pesche su un terreno che non è di loro proprietà, ma che considerano casa da tempo immemore. Poi, un giorno, la famiglia che possiede la terra e la casa annessa decide di vendere, scatenando il caos tra i Solé: come sopravvivranno in un mondo dove le loro competenze sono sempre meno richieste e sembrano far parte di un universo arcaico, ormai in disuso? Un'angoscia che si riversa su tutto il villaggio, dove nessuno è abituato a stravolgimenti bruschi come quello che si sta verificando, costringendo tutti a fare i conti con il loro ruolo all'interno della comunità. Non mancano neanche gli attriti interni per i Solé, con le diverse generazioni che hanno idee contrastanti su come affrontare la nuova, inaspettata situazione.

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Questioni personali

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Alcarràs: un'immagine del film

Alcarràs non è un luogo qualunque per Carla Simón, così come non lo è l'argomento trattato: lei è originaria di quella zona, e la sua vera famiglia svolge la medesima attività dei Solé. Così si esprime al riguardo nelle note fornite alla stampa per l'uscita italiana: "Quando mio nonno è morto qualche anno fa, i miei zii hanno ereditato la terra e la sua cura. Il dolore per la perdita di mio nonno mi ha spinta a dare valore alla sua eredità e agli alberi che coltivava, consapevole che un giorno avrebbero potuto sparire." Uno spunto autobiografico che lei ha reso universale, affrontando il tema della precarietà nel contesto di una comunità fortemente legata alla tradizioni, destinate a estinguersi in un mondo che propone inesorabilmente il progresso a tutti i costi.

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Alcarràs: una scena tratta dal film

È un tema che lei affronta con sincerità e con un tocco quasi neorealista (quasi perché la cura formale è lontana da quella dei canoni del filone italiano originale), girando in loco e con un cast composto esclusivamente da attori non professionisti della zona, restituendo la realtà quotidiana della regione tramite i volti e i gesti di chi la vive veramente ogni giorno. E forse questo, più di ogni altro fattore, ha fatto breccia nel cuore collettivo della giuria della Berlinale, che dopo due anni di complicazioni legate a lockdown vari si è lasciata incantare da una storia semplice ma potente, raccontata con elegante asciuttezza, che auspica a suo modo un ritorno a quella normalità che è negli ultimi tempi è stata compromessa da più punti di vista. Un ritorno a come eravamo, contestualizzato in un presente dove come saremo non è per forza la soluzione migliore.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Alcarràs, opera seconda che ha trionfato a Berlino e conferma il talento della regista Carla Simón, qui alle prese con la propria terra d'origine e un argomento molto personale.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • Il legame personale della regista con il territorio e la premessa è palpabile.
  • Gli attori non professionisti accrescono la verosimiglianza della vicenda.
  • La cura formale è notevole.

Cosa non va

  • Il doppiaggio italiano difficilmente renderà giustizia alla ricchezza dei dialoghi in catalano.