L'horror è un genere complicatissimo che vive di fragili equilibri. Basta un nonnulla per perdere tutta la tensione e credibilità, per passare dalla paura al ridicolo. È il problema di tanto cinema dell'orrore che non riesce a mantenere promesse e premesse. Non è il caso, però, di Al progredir della notte, opera seconda di Davide Montecchi che, dopo l'esordio al lungometraggio nel 2015 con In a Lonely Place, riconferma la sua disinvolta dimestichezza con il genere.
Tra metafonia e maternità
Scritto a sei mani dallo stesso regista insieme a Silvia Biagini e Marta Rossi Castelvetro, il film vive di atmosfere e inquietudini, giocando per un'ora e mezza con luci e ombre e muovendosi in quello spazio per alimentare una tensione che non perde mai la sua intensità. Merito è anche dell'ottimo lavoro di Fabrizio Pasqualetto alla fotografia che fa di Al progredir della notte un film visivamente affascinante, tra inquadrature geometriche che sfruttano le architetture di interni ed esterni e rafforzano il senso di sottile angoscia che pervade l'opera.
Protagonista del film Claudia (Lilly Englert), una giovane donna anglo-italiana con il sogno di diventare attrice. Ma il rapporto complesso con la madre, la cui apprensione ha per la figlia un carattere persecutorio e asfissiante l'ha resa fortemente insicura. Per cercare di superare i suoi limiti si fa convincere dall'uomo che frequenta, Ludovico, - e che la tratta con superiorità - a prendere parte a un corso di sopravvivenza di tre giorni tenuto da un ex militare in un bosco. La sera prima si reca da sola nelle vicinanze del luogo per dormire al piano superiore di una casa affittata per l'occasione.
La proprietaria, Letizia (Lucia Vasini), è una donna cortese. Ma c'è qualcosa in lei che immediatamente produce tensione. In questo Vasini è bravissima nell'uso del corpo e della voce. La sua Letizia ha qualcosa, al contempo, di familiare e diabolico nello sguardo e porta lo spettatore a domandarsi quando si svelerà per chi veramente è. Nel corso della cena che le due consumano insieme sarà proprio lei a convincere Claudia a provare la metafonia - parlare, cioè, con gli spiriti - attraverso una strana radio. È quello l'inizio dell'incubo a occhi aperti vissuto dalla protagonista.
L'unione di elementi tradizionali e moderni
Debitore di tanto cinema di genere italiano - su tutti il primo Pupi Avati, in particolar modo grazie alle sequenze iniziali - e di leggende urbane come ammesso dallo stesso regista, Al progredir della notte inserisce anche una componente molto più moderna. In una riuscita sequenza onirica la macchina da presa si avventura in una serie di sinistri "liminal spaces", spazi liminali divenuti dei veri e propri fenomeni social. Così popolari che il liceale Kane Parsons ha postato sul suo canale YouTube un video, intitolato "The Backrooms", da 64 milioni di visualizzazioni attirando l'attenzione di A24 che ne trarrà un film diretto dallo stesso regista/studente.
Attraverso il corso che Claudia vorrebbe intraprendere e le telefonate con Ludovico che la spinge, spesso con modi bruschi, a dare una sferzata alla sua vita, Montecchi inserisce anche riferimenti a un certo bisogno tutto contemporaneo di rivoluzionarsi seguendo consigli di pseudo professionisti. Così Al progredir della notte riesce a unire un'anima più "tradizionale" con elementi molto più moderni. Il risultato è un film che parla di maternità - elemento fortissimo in sceneggiatura - e crescita personale attraverso la lente deformata e terrificante dell'horror.
Conclusioni
Al suo secondo lungometraggio, dopo il debutto nel 2015 con In a Lonely Place, Davide Montecchi conferma le sue affinità con il genere horror in un film, Al progredir della notte, che mantiene intatta la sua tensione dall'inizio alla fine. Merito di scrittura e regia amplificate dall'ottima fotografia di Fabrizio Pasqualetto. Un'opera che guarda ad alcuni maestri del genere come Pupi Avati ma che non si ferma alla tradizione inserendo elementi contemporanei, su tutti i “liminal spaces” divenuti negli ultimi anni un'ossessione collettiva oltreoceano. Un film che tratta tematiche come la maternità e la crescita personale attraverso il genere e un duetto al femminile tra le protagoniste interpretate da Lilly Englert e Lucia Vasini.
Perché ci piace
- Le due protagoniste, Lilly Englert e Lucia Vasini
- La regia “geometrica” di Davide Montecchi
- La sequenza onirica
- L'unione di elementi più tradizionali con altri più moderni
- La fotografia di Fabrizio Pasqualetto
Cosa non va
- Il cambio - necessario - di ritmo della seconda parte poteva essere gestito con più attenzione