Ajoomma, la recensione: proprio come in un K-drama

Il nostro Far East Film Festival 2023 inizia (di nuovo, dato che l'apertura è doppia) con Ajoomma, una storia familiare di indipendenza femminile. Una madre e un figlio, una guida turistica, un addetto alla sicurezza: le loro storie si incastreranno in modo impensabile, cambiando forse loro la vita.

Ajoomma, la recensione: proprio come in un K-drama

C'è anche Singapore al Far East Film Festival 2023. La seconda apertura della kermesse, Ajomma, è un'altra opera prima (dopo Bad Education di Kai Ko), questa volta di HE Shuming, che mette al centro una casalinga e madre vedova con un figlio cresciuto pronta a fare un viaggio in Corea insieme a lui per passare finalmente un po' di tempo insieme. Lo avevano pianificato da tanto e nulla potrebbe andare storto... forse. Tutto inizia ad andare in tutt'altra direzione quando il ragazzo deve partire prima per un importante colloquio negli Stati Uniti, dove potrebbe trasferirsi se questo andrà bene. Il viaggio sembra quindi cancellato, però non è rimborsabile, quindi perché sprecare soldi e fatica? La nostra Ajoomma del titolo allora si fa coraggio, incentivata dal gruppo di amiche con cui fa ginnastica e dai k-drama televisivi di cui è super appassionata, e parte da sola.

Una madre e un figlio

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Ajoomma: un'immagine del film

Il rapporto altalenante e un po' silenzioso tra madre e figlio trova quasi immediatamente un corrispettivo nel rapporto che la donna, spaventata e allo stesso tempo curiosa verso il mondo che non ha mai visitato, instaurerà con la guida turistica del tour, un ragazzo gentile della stessa età del figlio, che sua volta ha dei problemi familiari da risolvere. Lui vuole inizialmente semplicemente assecondare e fare felici i partecipanti al tour, ma pian piano si troverà ad affezionarsi alla donna, che vede sola e "abbandonata" dal figlio, soprattutto quando ad un certo punto i due si troveranno separati per una serie di circostanze e dovranno ritrovarsi, in un paese straniero. È un viaggio fisico e allo stesso tempo metaforico quello che compiono i personaggi in questa pellicola, una dramedy: l'Ayoomma del titolo scommette su stessa per iniziare un percorso di auto-consapevolezza che la porti a crescere come persona e ad uscire dalla propria comfort zone. In quest'avventura on the road, la donna che non capisce e non sa parlare una parola della lingua, instaurerà un rapporto anche con un'agente di sicurezza che si prende a cuore il suo destino. La guida turistica deve a propria volta risolvere delle questioni con la propria figlia piccola, poiché il rapporto con la moglie e la suocera è problematico.

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Oltre lo schermo

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Ajoomma: una sequenza del film

C'è molta meta-cinematografia nella resa che HE Shuming sceglie per raccontare i suoi personaggi. Parallelamente infatti assistiamo a due storie: quella sullo schermo del k-drama che la protagonista sta seguendo al momento, ovvero la storia di una madre e un figlio che devono ritrovarsi, e quella sullo schermo che stiamo vedendo noi spettatori, con l'Ayoomma, la guida turistica e l'agente di sicurezza. La nostra coraggiosa e indomita protagonista dovrà trovare anche un dialogo con il figlio, ed è interessante notare come i personaggi cerchino disperatamente un altro modo per comunicare che non sia la lingua, viste le tante nazionalità coinvolte, che spesso non si comprendono tra loro. L'incomunicabilità dell'oggi sembra frequente nella proposta di questo FEFF25, forse perché siamo tutti reduci dalla pandemia abbiamo disperatamente bisogno di un modo per riavvicinarci e trovare il modo di parlarci, di riconnetterci l'uno con l'altro, e di viaggiare verso mondi inesplorati, dopo le tante restrizioni di questi ultimi tre anni.

Uno sguardo intimo

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Ajoomma: una scena del film

C'è grande attenzione da parte di HE Shuming per la resa della sua Ajooomma, un personaggio incredibilmente sfaccettato, timoroso e pronto a compiere gesti dirompenti, crescendo insieme al film e alla storia, e che ci viene mostrato attraverso il suo sguardo, giocando con primi piani e dettagli, e con la luce della fotografia, per provare a mostrarci il misto di emozioni che la donna prova lungo il percorso. Uno sguardo intimo ma mai invadente e invasivo, una storia semplice eppure potentissima che nella seconda metà, in un climax narrativo ascendente, si fa forza del proprio animo per toccare anche quello degli spettatori, coinvolgendo ed emozionando grazie all'interpretazione mai eccessiva e adorabile dei suoi protagonisti. In fondo la storia di Ayoomma parla ad ognuno di noi, indipendentemente dall'età in cui si ha il coraggio di fare qualcosa di radicale e mai fatto prima; chi noi non si è mai perso durante una vacanza o una gita organizzata, dovendo ingegnarsi per ritornare a casa, soprattutto se in un Paese straniero dove non conosce nemmeno la lingua? Ma la lingua, come ci ricorda questo film, non è l'unica cosa. C'è anche il cuore, che porta a sentimenti come compassione ed empatia tra altri esseri umani nel momento del bisogno. Quasi opposto al messaggio sull'umanità di Bad Education, eppure perfettamente complementare.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Ajoomma, l'altra apertura del Far East Film Festival 2023, quasi contrapposta eppure complementare, lodando la capacità narrativa di He Shuming, qui alla sua opera prima, che racconta la storia semplice e coraggiosa di una donna in un Paese straniero. Lei deve ricongiungersi con la propria guida turistica, che le ricorda il figlio lontano, con l’aiuto di un’agente di sicurezza di mezza età. Un'avventura proprio come in uno dei k-drama di cui è tanto appassionata.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • Il racconto del film, semplicissimo eppure potentissimo.
  • L'interpretazione mai eccessiva della protagonista.
  • La meta-cinematografia del racconto.

Cosa non va

  • Proprio perché semplice, potrebbe non piacere a tutti.