"Il ruolo del detective inizia con un omicidio e al massimo avrai un colpevole". È una frase che pronuncia Edoardo Pesce, nei panni del tenente dei carabinieri Meda, alla fine di Ai confini del male, il film Sky Original di Vincenzo Alifieri, in onda Il 1° novembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. È una frase che vuole dire che per un poliziotto non c'è mai requie, mai redenzione, e risolvere un caso, in fondo, non fa tornare in vita la vittima, e non calma nemmeno i demoni interiori di chi indaga e si porta con sé i fantasmi di ogni indagine. Meda, in più, ha anche dei fantasmi personali che si porta dietro. E così Rio, interpretato da Massimo Popolizio, il suo superiore. L'indagine dentro se stessi è quasi più importante dell'indagine al di fuori, secondo una tendenza lanciata dalla serie HBO True Detective, a cui Ai confini del male si ispira. La storia si svolge in un piccolo paese al limite del bosco, bagnato da un corso d'acqua: durante un rave due giovani scompaiono, e tutto sembra portare a un mostro che aveva già ucciso passato. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto dalla vita, e Rio, il Capitano inflessibile e rigoroso. Ma, come detto, si troveranno a scrutare anche dentro se stessi.
Al confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato
"Nel romanzo c'era il personaggio di Meda che mi aveva stupito molto" racconta Vincenzo Alfieri. "Era al confine tra bene e male e giusto e sbagliato. Mi sono chiesto: cosa succede se prendo un personaggio ligio al dovere e gli creo una frattura, e diventa un personaggio diviso in due? Il personaggio di Rio nel romanzo era appena accennato ed è diventato un altro protagonista". "Meda è l'unico personaggio che agisce senza nulla da perdere" continua. "All'inizio ci sembra un personaggio negativo, ma vediamo che ha delle fragilità". Meda non indossa mai la divisa, ma sempre un giubbetto di pelle. "C'è solo una scena in cui indossa la divisa, l'incidente" riflette Edoardo Pesce. "Quella è come se fosse una frattura. Meda la divisa ce l'ha ancora, ma dentro". Rio invece la indossa sempre, la fa rispettare, la venera. "È difficile recitare con la divisa", commenta Massimo Popolizio. "Ma se la usi come uno schermo, una protezione, ha un senso. Lui usa la divisa come una protezione".
Ai confini del male, la recensione: Sulla scia di True Detective, su Sky e NOW
Producono Fulvio e Federica Lucisano
Ma come ha convinto Fulvio e Federica Lucisano a produrre un film di questo tipo? "Fulvio Luciano ha prodotto Terrore nello spazio, e qualche anno dopo Ridley Scott ha realizzato Alien" spiega Vincenzo Alfieri. "I Lucisano sono tra i pochi produttori in Italia che hanno investito nel cinema di genere. Loro avevano i diritti di questo libro. Volevano farci una serie, ma dovendo fare ancora un film con loro e conoscendo il mio amore per i thriller mi hanno chiesto se lo volessi fare". "Tutto nasce dal nostro reparto editoriale, che fa le ricerche" aggiunge Federica Lucisano. "Hanno letto il romanzo e ci hanno trovato un concept originale. Il team editoriale lo ha reputato interessante, e anche noi abbiamo molto amato il libro. Abbiamo pensato una serie televisiva, ma abbiamo considerato che era nelle corde di Vincenzo".
Massimo Popolizio: Dietro l'etica c'è una grande frattura
Massimo Popolizio, nei panni di Rio, dà vita a un personaggio enigmatico e imperturbabile. "All'inizio faccio delle cose, e nessuno sa perché le faccio. Serve a far capire quanto costi questo tradire, mentire, avere una doppia faccia, a un uomo che ha una sua etica. Rio è stato un personaggio molto difficile, ma grazie a Vincenzo Alfieri, che mi ha aiutato, è andata bene". "Rio ha commesso un grande errore, mischiare la vita professionale con la famiglia" continua. "Ha rovinato la sua vita. non ha scoperto un mostro che ha rovinato la vita a molte persone. Questo ha deturpato la sua vita privata, anche se mantiene una formalità in famiglia. È molto legato al figlio, più che alla moglie. In una delle prime scene Meda dice: lo conosce bene suo figlio? No, non conosco bene mio figlio. E non conoscerlo mi porta a fare un'azione. Dietro la sua grande etica c'è una grande frattura".
Vincenzo Alfieri: non mi considero ancora un regista
Il film ha un inizio veloce, in cui le immagini si affastellano in modo quasi subliminale, Poi riprende un ritmo più rilassato. "Il film ha un ritmo specifico, un ritmo altalenante" commenta Vincenzo Alfieri. "E i titoli di testa dovevano essere uno scossone, è come se ti dessi uno schiaffo, per poi riportarti a un ritmo più lento nella scena successiva". Con Ai confini del male, terzo film di Vittorio Alfieri, si comincia a capire lo stile del regista. "Ho difficolta a considerami un regista" vola basso Alfieri. "Credo che uno si possa considerare un regista dopo un verto percorso. Io nasco attore e verso i 26 anni ho cominciato a sviluppare questo amore morboso per la regia".
Nel segno di True Detective, Seven e Prisoners
"Mi affascinano sempre gli stessi temi" racconta Alfieri. "Durante il lockdown da Covid ho visto tanti film, e finivo sempre a vedere lo stesso, Prisoners di Denis Villeneuve. Io non ho figli, ma sento il tema della famiglia, e quindi quando ho letto il libro mi è sembrato giusto". Ma le influenze di questo film sono tante. "Il David Fincher di Seven e Millennium, Brian De Palma, il William Friedkin de Il braccio violento della legge" spiega il regista. "E ovviamente True Detective". Questo è evidente sia nel rapporto tra i due protagonisti che nel lavoro sulla natura. "Il loro rapporto è costruito sulla base di quello di True Detective" ci conferma Alfieri. "Sono partito dall'avere un unico personaggio che aveva una frattura per arrivare a due personaggi che sono uno lo specchio dell'altro". Quanto alla natura e alle scenografie, hanno soprattutto un aspetto simbolico. "Abbiamo cercato di giocare con la scenografia e le immagini" spiega il regista. "L'acqua, gli specchi, tutto quello in cui ci riflettiamo, ma che non siamo noi". Il film è stato girato tra Castelgandolfo e il lago di Albano, e lungo il Tevere e l'Aniene. "Il libro aveva un'altra ambientazione, in Toscana" confessa Alfieri. "Lo volevo ambientare in Nord Italia, nelle risaie, per avere un impatto simile alla Louisiana di True Detective. Si è trattato di una grande sfida, girare un film del genere nel Lazio. Non poteva essere girato in città. L'aspetto del paesino, dove spesso avvengono eventi drammatici, era importante. Serviva creare un non luogo che fosse anche italiano. Tutti i miei film sono un mash up di genere e stile. Qui siamo su un lago, su un fiume, nella natura, sulle palafitte. Ci sono riflessi, è tutto giocato sui vetri. In Heat - La sfida Robert De Niro abita sul mare e osserva attraverso il vetro. E mentre scrivevo immaginavo che Meda vivesse in riva a un fiume".
Lo scontro tra Meda e Rio
Ed è proprio in riva a un fiume che avviene lo scontro tra Meda e Rio. "Edoardo è una presenza importante, è molto fisica, e il lavoro fatto con lui è stato fatto molto sul fisico" confessa Popolizio. "Nella scena in macchina me la stavo facendo sotto, stavamo andando a 140 all'ora. L'unica scena in cui ci picchiamo lo abbiamo fatto davvero. Siamo stati un'intera giornata lì. Ed Edoardo mi ha aiutato, perché a 60 anni fare la lotta non è facile". "Ma lui è giovane, ha fatto questi 35 spettacoli con Ronconi che non sono una cosa leggera" scherza Pesce. "Per le scene di lotta abbiamo fatto una coreografia. Gli stuntmen la fanno prima loro. Non ho preso bene due pugni in faccia, li ho presi un po' troppo platealmente, tipo wrestling. Le altre scene di lotta, in casa, non le ho fatte io".
Chiara Bassermann: cosa farebbe un essere umano nella posizione di questa donna?
E poi c'è una presenza femminile in un mondo di uomini. Chiara Bassermann interpreta la prostituta che avvicina Meda perché indaghi su un'altra scomparsa, quella della figlia. "Il personaggio era in linea con quello che è stato detto sul confine tra bene e male" commenta l'attrice. "Anche lei si trova a compiere atti che presi singolarmente sarebbero terrificanti: ricattare, prostituirsi. Ma cosa farebbe un essere umano nella posizione in cui si trova questa donna? Questo è un nodo intorno al quale si arrotolano tutti i personaggi. Mi sono dovuta immaginare di trovarmi in una situazione di questo tipo. Il mio personaggio non ha nulla e perde l'unico appiglio che ha. Ho lavorato su questo. E mi ha aiutato anche pensare a un'immigrata che in un paese straniero non ha nulla". "Il lavoro con Edoardo è stato eccezionale" continua. "La prima scena in cui sono insieme è girata in piano sequenza, senza alcuno stacco di montaggio. Passare dal sedurre a minacciare, ad essere quasi uccisa, e poi a inseguire e minacciare nuovamente è stato impegnativo".