Pochi mesi fa è approdato una prima volta in Italia, alla Mostra del Cinema di Venezia, accompagnato dal regista Im Kwon-taek, per presentare lo struggente Revivre, in uscita in Corea il mese prossimo. Adesso è il Florence Korea Film Fest ad averlo voluto nel capoluogo toscano come ospite d'onore di questa XIII edizione della rassegna.
In Corea Ahn Sung-ki è forse il più importante attore vivente. Con più di 100 film all'attivo, tra cui il celebre The Housemaid, e una carriera iniziata nel 1957, all'età di cinque anni, è una vera e propria star, ma il divismo è l'ultima cosa che gli interessa. Affabile e disponibile, l'attore ci rivela: "Le cose che amo di più sono il cinema e la mia famiglia. Adoro calarmi nei personaggi. Non mi interessa la fama, ma mi piace fare il mio lavoro il più spesso possibile. Per cinquantotto anni ho recitato e ho assistito ai cambiamenti avvenuti nell'industria coreana, dalla censura durante la guerra all'arrivo della libertà. Prima per un artista era impensabile esprimersi liberamente, ma ora la situazione è migliorata".
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Da attore bambino a divo per ogni stagione
Con il suo esordio davanti alla macchina da presa in tenera età, Ahn Sung-Ki ha lanciato la moda degli attori bambini. L'industria coreana allora muoveva i primi passi e non c'erano bambini impiegati stabilmente nel cinema, così la star coreana è approdata davanti alla macchina da presa per caso. "Serviva un bambino per un film diretto da un amico di mio padre così lui ha accettato di farmi recitare. Sono rimasti tutti stupiti dalle mie capacità e quindi sono stato richiamato. E' successo tutto per caso. I miei genitori non mi hanno mai obbligato a recitare, ero io che amavo questo mestiere. Alle superiori ho deciso di fermarmi per provare a fare una vita normale, come gli altri ragazzi. Mi sono iscritto all'università, poi ho svolto il servizio militare e alla fine mi sono chesto 'E adesso che faccio nella vita?', così sono tornato a fare l'attore". Tra i punti di riferimento della carriera di Ahn Sung-Ki vi è senza dubbio Im Kwon-Taek, grande maestro coreano con cui l'attore ha girato ben sette film. "Ho lavorato con lui fin da quando ero piccolo, ma ho ricordi confusi dei primi anni di carriera. Im Kwon-Taek ha girato 102 film ed è grazie a lui se ho ottenuto la fama internazionale. Anche se ora ha 82 anni continua a fare film ed è uno dei più longevi autori coreani. Quando mi sono recato con lui a Venezia per presentare Revivre sono rimasto molto toccato dalla risposta del pubblico veneziano. Per me era la prima volta per me e l'applauso del pubblico mi ha commosso".
La resistenza alla Nouvelle Vague coreana
In una carriera così varia e disparata ("Ho interpretato due volte il presidente della Repubblica coreana. Ho interpretato anche il re e mi sono calato nei panni di persone umili. Nella mia carriera ho potuto spaziare") spicca però l'assenza di una collaborazione con gli autori del nuovo cinema coreano, i vari Kim Ki-duk, Bong Joon-ho, Park Chan-Wook. Resistenza alla Nouvelle Vague o semplice casualità? "Sono molto amico di Kim Ki-duk" ci rivela Ahn Sung-Ki "e lui mi ha proposto di lavorare in due suoi film. Ho rifiutato Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera perché, dopo aver letto la sceneggiatura, non mi ritrovavo nel personaggio e in seguito ho avuto lo stesso problema con La samaritana. Dopo due rifiuti, Kim Ki-duk si è impermalito, ma ora siamo di nuovo amici. Con Bong Joon-ho non mi è mai capitato di lavorare, anche perché da noi è ritenuto un regista meno coraggioso, più convenzionale. Di solito, però, prima di tutto per me viene la sceneggiatura. Quando conosco il regista e mi fido posso accettare a scatola chiusa, ma è raro". Avendo rinunciato a lavorare con registi d'esportazione, Ahn Sung-Ki è meno famoso in Occidente rispetto a colleghi come Choi Min-sik, ma riflettendo sulla migrazione di registi e interpreti coreani verso Hollywood afferma: "Se vengono chiamati a Hollywood o in Europa, è perché sono bravi, hanno talento e se lo meritano. Ci vorrà un po' di tempo perché questo fenomeno si stabilizzi. Credo che sia importante che attori coreani lavorino all'estero e invidio moltissimo Choi Min-sik perché in Lucy ha potuto lavorare nella sua lingua. Anche io ho partecipato a un film americano, Last Knights, con Morgan Freeman e Clive Owen, ma ho dovuto recitare in inglese ed è stata un'esperienza davvero stressante".
"Il mio film migliore? Il prossimo"
Ahn Sung-Ki è direttore di un festival di cinema asiatico, ma quando gli chiediamo del suo rapporto con il cinema italiano ammette di non conoscerlo molto bene. "Anni fa ho visto alcuni film italiani, La strada, Ladri di biciclette, ma ultimamente non ne arrivano più in Corea. Ormai Hollywood la fa da padrone e influenza il mercato che purtroppo si sta involvendo. Però nel 1985 ho partecipato a un film, The Deep Blue Night, ambientato nel mondo della moda e girato in parte anche a Firenze". Nonostante qualche difficoltà, il prolifico attore continua a passare da un set all'altro senza difficoltà. "Il 9 aprile Revivre uscirà in Corea, mentre a maggio inizierò a girare Hunting, film d'azione su cui nutro grandi aspettative. Mi vedrete con un look po' diverso dal solito, visto che il mio personaggio ha un aspetto selvaggio e mi dovranno allungare i capelli con delle extension". Di fronte a una carriera sterminata come la sua, è quasi impossibile rispondere quando gli viene chiesto a quale dei suoi film è più affezionato. "E' difficile scegliere un film, mentre è più facile indicare quelli di cui non sono soddisfatto. Come molti attori, posso dire che il film di cui sono più soddisfatto sarà il prossimo".