Bridgerton è una serie globale, in tutti i sensi. Così la definisce all'Italian Global Series Festival Adjoa Andoh, alias Lady Danbury, la "dama di compagnia" della Regina Carlotta che si è dovuta fare strada alla corte dell'epoca della Reggenza Inglese che la serie racconta, partendo dai romanzi di successo di Julia Quinn.

"Racconta ma non riscrive" ci tiene a precisare l'attrice, in riferimento all'inserimento di personaggi neri tra i reali, a partire proprio dalla Regina divenuta protagonista dello spin-off. Elegante e carismatica, dalla presenza scenica innegabile, ci cattura subito col suo carattere dolce ma deciso durante la nostra intervista. "Sono stata in Cambogia di recente, poi in Australia, poi nella mia terra natìa, il Ghana nell'Africa Occidentale: la serie Netflix ha uno stuolo incredibile di fan dappertutto. Non parla solo di inclusività ma anche di sentimenti universali senza tempo".
Chiosa poi: "La storia riscritta è quella che ha cancellato i neri, la nostra solamente amplifica qualcosa di già esistente e proveniente dai documenti e libri dell'epoca". Insomma aveva tutte le carte in regola per diventare un fenomeno internazionale. Inoltre è uscita in streaming a Natale 2020 quindi la pandemia ha aiutato in questo.
Bridgerton, il personaggio di Adjoa Andoh

Rimasta vedova, Agatha Danbury deve sopravvivere a Corte e far sopravvivere anche i suoi quattro figli. Diventa affamata di indipendenza in un periodo in cui la donna era proprietà del marito. Doveva accettare il ruolo non appena visionate le sceneggiature: "Appena ho letto il personaggio - sarà perché aveva un monologo fantastico - ho pensato: 'So chi è. Posso interpretarla. Posso fare qualcosa con lei. E questo mi ha davvero entusiasmato. Perché penso che, come attore, tu voglia sentirti attratto da qualcosa. Vuoi sentire di avere l'opportunità di giocare davvero con un personaggio e di provare un'emozione profonda per lui. Non deve essere per forza come te".
Scherza l'attrice: "Andrei in discoteca con lei. Al museo, al bar, in spiaggia, nello spazio, in Antartide (ride). Perché ha fame di vita. Entrambi i miei genitori sono così e io ho ereditato questo 'appetito per il mondo' da loro. Penso che gli esseri umani siano straordinari. Ognuno ha una storia interessante quando ti siedi e parli con loro. Vivi la vita finché non muori".
Il successo della serie Netflix
Lo showrunner durante le prime due stagioni è stato un caro e stretto collaboratore di Shonda Rhimes, Chris Van Dusen. "Mi ha ricordato Russell T. Davis con cui ho fatto Doctor Who per tre stagioni, perché entrambi è come se sognassero un episodio e poi lo mettessero nero su bianco. Come se lo respirassero. Inoltre c'è l'occhio di Shonda. Chris ha lavorato con lei per anni in Grey's Anatomy. Quindi c'era una certa sintonia tra noi due, il che significava che, come attori, avevamo un'idea molto precisa della direzione dello show. Se hai un limite entro cui recitare, non rischi di cadere nel baratro. Sia Shonda che Chris adorano le donne mature. Amano la ricchezza della loro vita interiore, l'esperienza".

Continua: "Con questo personaggio, volevo davvero celebrare le donne come sopravvissute e capaci di prosperare. La mia vita sarà anche dura, ma sarò favolosa. Penso che conosciamo tutti queste donne che si mettono in un angolo: potrebbero essere italiane, o cambogiane, o iraniane, o britanniche. Fumano e bevono, parlano troppo".
La lezione di Doctor Who: il rapporto col pubblico
L'esperienza in Doctor Who ha insegnato all'attrice a non trattare il pubblico come se fosse un idiota. "Gli spettatori sono intelligenti. Prima di allora avevo fatto una serie di lunga durata, Casualty, e poi EastEnders. Tutti progetti in cui il pubblico è lì con te ogni settimana e sceglie di tornarci. Fanno attenzione, leggono ogni dettaglio. Quindi non c'è bisogno di imboccarli. Devi solo sapere che sono con te e che ti seguiranno nel viaggio. E ti faranno sapere quando pensano che sia una cosa assurda, oppure favolosa, ma rimarranno con te come se fossero la tua famiglia".
Il prequel su Queen Charlotte e le serie in costume
I più grandi period drama come Bridgerton parlano della società odierna. Ma cosa dice la serie Netflix? "Credo che, a un certo livello, dica: onora la persona unica che sei. Trova il modo di vivere al meglio la tua vita, senza rinunciare alla tua personalità unica, ma anche alla società che ti circonda. Sii come l'acqua. Se non puoi andare dritto, circumnaviga".

Continua a proposito de La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton: "Carlotta quando arriva alla corte inglese - come abbiamo visto nel prequel - deve trovare la sua strada. Lo stesso vale per Lady Danbury, per Eloise, per Penelope, per gli Sharma, per Benedict che vedremo nella quarta stagione. Aspettatevi delle belle!"
L'epoca Regency e quella attuale: sono così diverse?
Non viviamo nell'Inghilterra della Reggenza, ma viviamo comunque in un'epoca di vincoli ci dice Adjoa Andoh: "I vincoli possono essere diversi, ma ci sono ancora, e sono problematici. Siamo ancora esseri umani unici, e vogliamo ancora essere noi stessi e vivere la vita più ricca possibile. Sia essa interiore, emotiva, creativa, spirituale e intellettuale. Quindi penso che lo show parli a ritroso, dalla Reggenza al XXI secolo".
Il personaggio rimasto da interpretare
C'è un personaggio televisivo che l'attrice desiderava interpretare così tanto, e adesso ne h la possibilità: per scaramanzia non può dirlo perché ci sta lavorando. "Sto creando quella serie al momento. È il mio prossimo progetto con un network inglese. Partecipo a serie che vorrei vedere io stessa. Io adoro tutto, dalla fantascienza, ai drammi in costume, alle storie sulla classe operaia alle storie d'amore. Adoro Terrence Malick, Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio: una visione suggestiva e sperimentale. Forse ci sarà questo nel mio prossimo progetto. La chiave? Raccontare una bella storia".