Tre sorelle, uno sperduto villaggio della Turchia da cui scappare sembra impossibile, la ricerca di un'opportunità. Apriamo questa di recensione di A Tale of Three Sisters, con quelli che sono gli ingredienti di una fiaba drammatica con venature humor firmata dal regista turco Emin Alper, in concorso a Berlino 2019. Siamo dalle parti di Chekhov in questa pellicola che per gran parte del tempo sembra voler descrivere una serie di personaggi senza raccontare niente di particolare per poi concentrare tutti gli eventi drammatici negli ultimi venti minuti. Emin Alper dimostra di possedere uno stile personale, un sguardo sensibile e originale nel descrivere le tre figure femminili al centro della storia, ma al tempo stesso le circonda di uomini più o meno consapevoli, spesso poco intelligenti, mettendo in luce la cultura patriarcale della regione.
La storia di tre sorelle
Reyhan, Nurhan e Havva sono tre sorelle che vivono in un villaggio nel bel mezzo del niente. Nonostante i loro disperati tentativi di trasferirsi in città, alle tre accade sempre qualcosa che le respinge nel luogo d'origine, nella casa del padre, dove niente sembra mai cambiare. A Tale of Three Sisters si apre proprio con un lungo viaggio in auto tra le montagne che segna il ritorno a casa della tredicenne Havva, la minore, dopo la morte del bambino di cui si occupava, e il suo ricongiungimento con Reyhan, la maggiore. Le tre sorelle non sono in grado di decidere della propria sorte. L'unica speranza di trasferirsi in città risiede in un ricco dottore, amico di famiglia, in cerca di una babysitter. La prima ad andare a servizio da lui è stata Reyhan, costretta poi ad allontanarsi quando è rimasta incinta e ha sposato il rozzo Veysel per coprire lo scandalo. A peggiorare la situazione, il Dottor Necati riaccompagna a casa Nurhan, attualmente impiegata presso di lui, dopo che la ragazza gli ha disobbedito. Mentre la rivalità tra sorelle si riaccende, e Nurhan mostra i segni di una grave malattia polmonare, Havva pregusta l'imminente ritorno in città, consapevole di essere lei la prossima ad andare a vivere nella casa del dottore.
Il dominio della parola in un dramma dalla struttura teatrale
Caratterizzato da un forte impianto teatrale, A Tale of Three Sisters è dominato dall'affabulazione. Gli uomini discutono fittamente mentre vagano per il villaggio, di giorno o di notte, nel tentativo di decidere il destino delle tre sorelle che, a loro volta, litigano o stringono alleanze nella speranza di mantener viva la fiammella che le spinga ad abbandonare la paludosa situazione in cui si trovano. A Tale of Three Sisters sembra girare a vuoto a lungo visto che, tra una discussione e l'altra poco o niente accade. Tutti i personaggi sembrano statuine del villaggio-presepe fotografato da Emin Alper con statica perizia. Il regista mette in piedi quadretti di vita quotidiana immersa in un mondo arcaico in cui tutto si ripete, nulla e nessuno cambia. Mentre le stagioni si alternano, gli uomini - e le donne - commettono sempre gli stessi errori.
Emin Alper fotografa il suo piccolo mondo fuori dal tempo incastonato tra rocce, alberi e montagne con una particolare attenzione all'ambiente. Quello del villaggio turco è un mondo agricolo in cui le donne vanno a prendere l'acqua al fiume, cantano, curano le bestie, fanno il formaggio, il tutto sotto il controllo patriarcale di mariti, padri, fratelli o del capo villaggio, custode della saggezza e dell'esperienza comune. Tracce di modernità traspaiono nella figura di Reyhan, brillante intellettualmente vivace, intenzionata a non rinnegare i propri desideri (anche sessuali) nonostante si trovi incastrata nel ruolo di madre e moglie di un pastore illetterato, bevitore ottuso, sciocco e violento. Reyhan maltratta apertamente il marito, ben poco stimato anche dagli altri uomini del villaggio, e sarà proprio la sua mascolinità frustrata a scatenare la tragedia nell'ultimo atto.
Follia è libertà?
A Tale of Three Sisters è dominato da una struttura ciclica. Anche quando il dramma si abbatte sui personaggi, questi non apprendono niente di nuovo, non c'è speranza di crescita in questa eterna coazione in cui i ruoli restano fissi. Le tre sorelle al centro della storia rievocano una sorta di versione turca di Piccole donne, ma rispetto all'universo occidentale non possiedono la libertà né l'indipendenza tali da spiccare il volo e abbandonare il nido una volta per tutte. Racconto morale senza particolari sussulti, A Tale of Three Sisters ci svela che l'unica a essere davvero libera è la matta del villaggio che vaga giorno e notte per liberare i suoi impulsi e prodursi in una serie di capriole senza che nessuno riesca a impedirglielo.
Movieplayer.it
3.0/5