A metà strada tra il computer e la plastilina
Roddy è un pulito ed educato topo da casa che vive nella sua gabbia dorata, una villa di Kensington a Londra. La sua vita viene sconvolta quando un giorno il ratto Syd penetra nella sua abitazione e lo spinge "giù per il tubo", ovvero nelle fognature dove Roddy entra in contatto con la realtà della città sotterranea dei topi. Un mondo assolutamene inedito per lui, che dovrà contribuire a salvare dalla distruzione.
Frutto del sodalizio Dreamworks/Aardman (lo studio di Wallace & Gromit) Giù Per Il Tubo è un cartone dall'impianto americano classico (ma che più classico non si può) e dall'ambientazione e lo humour inglesi, dotato di un ritmo che raramente si incontra.
Il disegno in 3D ricalca i modelli di plastilina tipici della Aardman, cioè i personaggi sono concepiti come se fossero realizzati da Nick Parke sono animati sempre seguendo quei principi (particolarmente evidente nel caso dei movimenti della bocca e delle espressioni facciali date dal sopracciglio), per creare continuità con le altre opere e soprattutto sfruttare quelle modalità espressive che si sono rivelate di successo.
Il risultato è indubbio, Giù per il tubo, pur non essendo nulla di speciale nè di innovativo, è sicuramente ben fatto, molto divertente (nettamente più della media) e molto molto veloce. Decisamente meglio di Happy Feet, l'altro cartone di Natale, scialbo e inconsistente.
La Dreamworks dimostra di voler esplorare dimensioni diverse del disegno utilizzandolo propriamente come mezzo espressivo e non solamente come meraviglia. L'idea di creare un mondo simile per forma e movimenti a quello di Wallace & Gromit ma infinitamente più complesso di qualsiasi mondo possibile con la tecnica del motion capture (un set come quello della città sotterranea sarebbe impensabile) si rivela intelligente oltre che interessante.