È passato quasi un anno dall'arrivo di A Classic Horror Story nel catalogo di Netflix, ma il film di Roberto De Feo non ci è passato di mente. E questo è sintomo di una produzione originale e interessante, capace di lasciare il seme di un ragionamento nella mente degli spettatori e lasciare che le suggestioni che lancia possano germogliare e fiorire col tempo. Per questo ci ha fatto piacere incontrare nuovamente il suo autore, Roberto De Feo, in occasione del Wired Next Fest per capire quale sia la sua valutazione di quell'esperienza a quasi un anno di distanza, ma anche discutere dell'attuale situazione del genere horror, ma anche del mondo dell'intrattenimento, diviso tra uno streaming sempre più presente e le sale in difficoltà.
La video intervista a Roberto De Feo
Un bilancio, un anno dopo
"Lo faccio ogni giorno" ci ha detto Roberto De Feo quando gli abbiamo chiesto se avesse fatto un bilancio dell'esperienza di A Classic Horror Story, "ancora vado a controllare gli hashtag sui vari social ed è incredibile come sia ancora discusso ancora oggi da un pubblico di tutto il mondo. È la differenza di essere su una piattaforma come Netflix, che ti fa uscite in 190 paesi. È qualcosa che non avevo mai sperimentato prima." Un risultato oltre le aspettative, per De Feo, anche a causa di "una sfiducia nei riguardi del genere horror italiano", ma i risultati del film parlano chiaro: si tratta del terzo film italiano più visto, anche più de La mano di Dio di Sorrentino, "un risultato clamoroso, che è partito dall'Italia ma è arrivato anche al pubblico estero, forse più aperto ad accettare un titolo di questo tipo."
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Horror, nuova frontiera
Ma un film come A Classic Horror Story non sarebbe stato possibile senza il lavoro di autori come Jordan Peele o Ari Aster. Come vede De Feo il futuro del genere? "Aster, Peele e Eggers hanno fatto qualcosa di importante, hanno portato le storie al centro del genere horror. Per molti anni l'horror era diventato qualcosa di molto diverso, con film che cercavano di spaventare il pubblico solo attraverso i jump scare e gli effetti visivi. C'erano solo mostri che apparivano all'improvviso e suoni che ti facevano saltare dalla sedia, ma le storie non c'erano. Questi autori hanno puntato sulle storie, riportando il cinema di genere all'epoca d'oro. L'horror psicologico vince sull'horror visivo e basta, è questa la formula vincente!" Ed è quello che lo stesso Roberto De Feo spera di poter fare nel mercato italiano.
L'opportunità di Netflix
E l'ha fatto bene con A Classic Horror Story, che però non sarebbe stato possibile senza l'appoggio di Netflix: "Insieme a Colorado Film che ha acquistato i diritti del soggetto abbiamo girato per sei anni per trovare qualcuno interessato a produrlo, ma non riuscivamo a trovare una realtà che avesse voglia di investire il budget necessario. Senza Netflix non si sarebbe fatto o non si sarebbe fatto in questo modo. Il mercato sta acquisendo possibilità dalla presenza di piattaforme come Nefflix e altre. Registi come me non avrebbero avuto la possibilità di fare il proprio film. Siamo in tanti, ma ancora pochissimi riescono a fare i film di genere in Italia. Ci sono tanti registi di talento che stanno riuscendo a esprimersi proprio grazie alle piattaforme."