A Berlino il Transsiberian di Brad Anderson e Ben Kingsley

A quattro anni da L'uomo senza sonno, Brad Anderson regala il suo nuovo thriller alla 58. edizione del festival di Berlino. Sir Ben Kingsley lo accompagna in conferenza.

Nel terzo giorno di festival, Berlino punta i riflettori su Brad Anderson che con Transsiberian torna alla regia quattro anni dopo L'uomo senza sonno, ottimo dramma che si lascia ricordare soprattutto per un Christian Bale in stato di grazia e in pericoloso sottopeso. Ancora cinema dal respiro internazionale per il bravo regista spagnolo che nel suo nuovo thriller porta su un treno in corsa sulla ferrovia transiberiana una storia di sospetti, menzogne e sangue interpretata da un cast d'eccezione che vede tra i suoi protagonisti Woody Harrelson, Emily Mortimer, Eduardo Noriega e Ben Kingsley. Per presentare Trans-siberian a Berlino sono arrivati il regista Anderson e l'attore Sir Ben Kingsley, che nei prossimi giorni ritroveremo al festival in un altro film, Elegy, diretto da Isabel Coixet.

Brad Anderson, come è nata l'idea per Transsiberian?

Brad Anderson: L'idea nasce da un viaggio che ho fatto qualche anno fa in Asia, un viaggio esotico che mi ha ispirato molto per questo film e che mi ha dato delle precise indicazioni sulla ferrovia russa che è al centro di Transsiberian, fornendomi dettagli che mi sono tornati utili e che definiscono sensazioni autentiche rispetto a un viaggio su quel treno. Il film comincia come un viaggio avventuroso per poi trasformarsi lentamente in una storia oscura in cui a dominare è il sospetto. Nel girare questo film ho trovato una fonte di ispirazione inestimabile in vecchi film ambientati su un treno, a partire da Intrigo internazionale.

A differenza dei suoi precedenti film, stavolta è una donna ad essere protagonista di un viaggio all'inferno. Perché questa scelta?

Brad Anderson: Non è stata una scelta voluta operare questo cambio di genere per quanto riguarda il sesso del protagonista del mio nuovo film, ma è stata piuttosto una motivazione dettata da necessità legate allo sviluppo drammatico della vicenda. Gli altri film raccontavano storie essenzialmente maschili, anche se erano sempre presenti donne forti. Qui al centro della storia c'è invece una donna che ha in sé una forte ambiguità, come del resto tutti quelli che viaggiano insieme a lei, perché penso che i personaggi più interessanti siano proprio quelli con una doppia anima.

Dopo la fine della guerra fredda molti film di Hollywood hanno proposto storie ambientate nell'Est Europa. Come mai?

Brad Anderson: I tempi sono cambiati. Negli anni '80 era difficile fare film di questo tipo, ma quando abbiamo scritto Transsiberian non ci siamo posti il problema e non intendevamo affrontare la questione russa. Volevo semplicemente fare un film su un treno che attraversa la Russia. Non ci interessava descrivere i russi come cattivi, anche perché tutti i personaggi del film hanno un lato cattivo, oscuro. Ho cercato di dare un po' di ambiguità ad ogni personaggio, vedere come rivelassero il loro lato oscuro, ma quello che più ci premeva era raccontare personaggi umani, reali, e perciò anche il casting è stato fatto apposta per trovare attori che potessero entrare completamente nella propria parte. L'unico personaggio che sembra non avere zone buie dentro di sé è quello di Roy, il marito della protagonista interpretato da Woody Harrelson, che rappresenta il tipico americano naif. Non sono molti gli americani che viaggiano, perché spesso non hanno curiosità di scoprire altre culture. Roy vive senza segreti, è un uomo semplice. Volevo un ruolo onesto nel film, che fosse contrapposto a quello di lei che è una fabbricante di menzogne.

Ben Kingsley, com'è stato prendere parte a un film come Transsiberian?

Ben Kingsley: Transsiberian è molto ben costruito, che parte come un'avventura e poi si tramuta in una storia dostoevskijana molto dark. Nel film interpreto un ruolo non facile da leggere. La caduta dell'Unione Sovietica è stato un evento straordinario che ha prodotto tanti cambiamenti. Il mio personaggio è stato in passato un ufficiale di polizia, poi quello per cui lavorava è crollato e non avendo più un ruolo certo si è trovato davanti a interrogativi morali difficili da risolvere. Sapeva dove i corpi venivano seppelliti, dov'erano le droghe. Non aveva molta scelta. Per me è stata comunque una grande sfida trovare il cuore in un personaggio cattivo. Penso che siano le circostanze che permettono alla parte cattiva che è in noi di prevalere su quella buona e viceversa, perché dentro ognuno di noi ci sono sia un angelo che un diavolo.

Spesso lei interpreta personaggi dalle nazionalità più diverse. Perché?

Ben Kingsley: Fin da piccolo amavo fissare le persone per via della mia curiosità. Mi ricordo che c'era un ristorante gestito da persone russe e i miei genitori mi dicevano sempre: non importa quanto curioso sei, non devi mai guardare queste persone perché sono pericolose. Penso che interpretare personaggi indiani, russi, e così via, soddisfi la mia curiosità di bambino, perché avrei tanto voluto osservare in quel ristorante persone così lontane dalla mia cultura.