Magari è solo una percezione, ma il cinema di genere, oggi, sembra prendere spunto diretto dalla decade per eccellenza. Quale? Ovvio: gli anni Novanta. In particolar modo il cinema sci-fi, probabilmente asciugato e stiracchiato dallo streaming, che ne ha in parte ridotto la sua portata scenica. Dunque, vedendo 65: Fuga dalla Terra, diretto da Scott Beck e Bryan Woods, veniamo invasi - strano ma vero - da una certa nostalgia per quei film divorati il venerdì sera, a chiudere la combo pizza-e-cinema. Quel cinema spettacolare, di puro intrattenimento, senza nessuna sovrastruttura cervellotica. Bensì, un approccio generale mosso dal genuino gusto divertito di far perde gli spettatori all'interno di galassie lontane o mondi sperduti, tra dimensioni spaziali o viaggi nel tempo. Di conseguenza, il pubblico trovata il divertissement perfetto, cavalcando un'ora e mezza di spudorato e coadiuvante svago. Erano gli anni dell'analogico che incontrava il digitale, in un viaggio di sola andata che avrebbe cambiato per sempre il cinema.
E, a proposito di viaggi, anche l'operazione di Beck e Woods - girata nel 2020, con un ritardo di release giustificato dalla pandemia - ha molto a che fare con il concetto di viaggio. Un viaggio capace di andare oltre qualsiasi confine che, come concepito dallo script, virerà poi sul concetto di sopravvivenza in un contesto altamente ostile. Viaggio, sopravvivenza, resistenza. E condivisione. Quella vitale e naturale messa in scena dai due protagonisti, di cui assistiamo l'improbabile esistenza filmica, se consideriamo il pretesto iniziale e il successivo epilogo che potrebbe apparire fortemente scollegato. Attenzione, però: se ogni film ha una sua dignità e una sua ragione, quella di 65: Fuga dalla Terra si svincola da ogni regola ferrea per restare volutamente sospeso in una dimensione fantascientifica che non pretende nessuna attinenza verso la benché minima credibilità. Conseguenzialmente, non ha la pretesa di sconvolgere il pubblico, offrendo in cambio un'ora e mezza di schietto passatempo.
65: Fuga dalla Terra, la trama
Scritto dagli stessi Scott Beck e Bryan Woods (sono gli sceneggiatori di A Quite Place!), 65: Fuga dalla Terra ci porta indietro di ben sessantacinque milioni di anni, facendoci conoscere Millis (Adam Driver), un viaggiatore dello spazio che, partendo dal pianeta Somaris, accetta di intraprendere una pericolosa missione in cambio di una notevole quantità di denaro. Denaro che sarà utile per curare sua figlia malata. Il viaggio, però, ha la durata di due anni, e comporta numerosi rischi.
Durante il rientro, la sua astronave viene colpita da uno sciame di asteroidi, facendo schiantare il veicolo su un pianeta inesplorato. Quel pianeta altro non è che la Terra, in pieno Cretaceo. Vegetazione, insetti enormi e, naturalmente, i dinosauri. Ripresosi dalla botta, Millis, sperduto e acciaccato, si rende ben presto conto di essere l'unico sopravvissuto. Almeno fino a quando non trova Koa (Ariana Greenblatt), una ragazza superstite che non parla la sua lingua. I due inizieranno una lotta per la sopravvivenza e una lotta contro il tempo: sulla terra sta per schiantarsi il famoso meteorite...
Adam Driver e l'arte di cambiare: i 5 ruoli chiave del suo exploit
Adam Driver in versione b-movie?
L'abbiamo detto: 65: Fuga dalla Terra va preso per quello che è. Uno sci-fi che punta all'intrattenimento senza andare troppo per il sottile. Anzi, evita qualsiasi sottigliezza e qualsiasi approccio celebrale (il montaggio, almeno nella prima parte, sembra faticare davvero), divenendo esattamente quello che promette di essere. A conti fatti, se la prima ora soffre di una notevole staticità, animata dai sussulti e dagli scambi di Adam Driver e Ariana Greenblatt, l'ultima parte accelera i giri mostrando ciò che di meglio potrebbe avere in serbo. Con una nota: i dinosauri, vedrete, saranno centellinati (per evitare effetto Jurassic Park? Probabilmente), e anzi sono una sorta di pretesto in una pellicola che, per idea, si rifà ai b-movie di fantascienza degli anni Settanta, poi rielaborati - appunto - negli anni Novanta.
Ma se l'identità di 65: Fuga dalla Terra risulta fugace nello spunto e nella struttura, è interessante riflettere su quanto la regia di Scott Beck e Bryan Woods sia debitrice al mondo dei videogiochi. La coppia Millis e Koa non può non farci pensare a The Last of Us, tuttavia è l'approccio generale dell'opera ad essere simile a quella di videogame che procede per step e per livelli, via via sempre più complicati. Il percorso sci-fi dei due protagonisti, in qualche modo rimasti soli nell'immaginario scenario di una preistoria puramente inventata, procederà quindi lineare nel senso stretto del termine, coinvolgendoci il tempo strettamente necessario. Proprio come negli anni Novata, quando si usciva dalla sala ricoperti dai semi dei pop-corn, ridendo (a cuor leggero) di ciò che si era appena visto. Ecco, se volete sentirvi (di nuovo) come all'epoca, 65: Fuga Dalla Terra potrebbe essere (incredibilmente) il film che fa per voi.
Conclusioni
Come scritto nella nostra recensione, 65: Fuga dalla Terra è uno sci-fi senza nessun tipo di pretesa nei confronti del pubblico. Se il montaggio sembra assente, e i dinosauri appaiono come pretesto invece che come punto di interesse, rimarchiamo l'approccio visivo del film in stile videogioco. Il più classico dei b-movie, dunque, debitore al mainstream duro e puro degli anni Novanta.
Perché ci piace
- Adam Driver, sempre convincente.
- Vedere il "famoso" meteorite al cinema!
Cosa non va
- La prima parte è bloccata.
- Il montaggio.
- I dinosauri.