Continuiamo il nostro viaggio tra i manga e gli anime che hanno fatto la storia - soprattutto degli ani '80-'90 - e questa volta torniamo tra gli shōnen, dopo City Hunter, per parlare di un altro cult del genere nipponico: Orange Road, conosciuto in Italia come È quasi magia Johnny. Il manga, che a marzo 2024 compie la bellezza di quarant'anni, ha ispirato il successivo adattamento anime ad episodi, oltre a tre light novel, videogiochi, otto OAV (ovvero le pellicole destinate direttamente al mercato home video) e due film per il cinema. È scritto e disegnato da Izumi Matsumoto, che ci ha lasciato nel 2020, e venne pubblicato originariamente su Weekly Shōnen Jump di Shūeisha dal 1984 al 1987, mentre in Italia qualche anno dopo da Star Comics grazie al successo della versione animata. Ma ora immergiamoci nel mondo magico del protagonista!
La trama di Orange Road
La trama di È quasi magia Johnny (in originale letteralmente "Capricciosa Orange Road") univa i drammi adolescenziali tipici degli shōjo al soprannaturale tipico degli shōnen, quindi quasi un prodotto a metà strada tra i due sottogeneri. La serie anime, composta da un episodio pilota (inedito in Italia) e 48 puntate, fu prodotta dalla Pierrot e andò in onda dall'aprile 1987 al marzo 1988 su Nippon Television, mentre in Italia su Italia 1 con il titolo È quasi magia Johnny con il solito mix di censure e trasformazioni di personaggi e situazioni come tipico per l'epoca (ne avevamo parlato qui).
Johnny alias Kyōsuke Kasuga è un quindicenne dai poteri paranormali (i cosiddetti ESP) - principalmente quello di tornare indietro nel tempo - che condivide con le proprie sorelle e i cui utilizzi a sproposito li costringono a cambiare spesso città. Arrivati nella nuova, conosce Sabrina (Madoka Ayukawa) e se ne innamora perdutamente quando lei gli regala il proprio cappello rosso di paglia. Ben presto però conosce anche la sua migliore amica, Tinetta (Hikaru Hiyama), la quale si prende una cotta per il ragazzo. Intanto Johnny a scuola riesce a fare amicizia con Michael (Seiji Komatsu) e Carlo (Kazuya Hatta).
City Hunter: perché è uno shōnen anime che ha fatto la storia
Il triangolo no...
Da qui parte il triangolo amoroso tipico dei manga e degli anime che perdura sostanzialmente fino alla fine della storia, senza una reale decisione da parte del protagonista, che inizia una relazione con Tinetta/Hikaru ma rimane affascinato da Sabrina/Madoka. La scelta avverrà solamente nel film sequel per il cinema, mentre gli OAV rimarranno staccati e semi-indipendenti. Se Johnny è l'eterno indeciso e un disastro ambulante, Sabrina è la ragazza apparentemente indifferente e altezzosa che invece si rivelerà molto più sfaccettata e profonda, mentre Tinetta è la ribelle (con tanto di capello corto) che a sua volta nasconde molto di più sotto la propria scorza. Una serie di situazioni paradossali e commedie degli equivoci fanno da sfondo alle vicende adolescenziali dei personaggi, condite di umorismo e sentimenti, soprattutto per via dei poteri di Johnny/Kyōsuke e delle sue sorelle.
Un mix davvero particolare - per l'epoca - di generi e linguaggi, dall'animazione e regia molto dinamiche (fin dalle tavole del manga), alla caratterizzazione dei personaggi immediatamente riconoscibile, dalla trama perfetta tanto per il pubblico maschile (a cui era principalmente indirizzata) quanto per quello femminile, fino all'elemento paranormale della vicenda. Un vero e proprio "spettacolo di magia" - come si direbbe in The Prestige - strutturato ad hoc, che venne tradotto forse non a caso con il titolo È quasi magia Johnny, oltre che per catturare un numero maggiore di telespettatori secondo i canoni dell'epoca e dell'orario di trasmissione degli episodi.
Basta un poco di magia...
Sarà stata la regia di Osamu Kobayashi, sarà stato il character design di Akemi Takada, ma È quasi magia Johnny, cantata da Cristina D'Avena nella sigla italiana Mediaset, è un altro shōnen che ha fatto la storia del genere e dei "cartoni animati" giapponesi sul suolo nostrano, riscuotendo successo anche oltreoceano. Bisogna ricordare però come, nonostante la prima versione censurata e tagliata - soprattutto per le sequenze non ritenute adatte ai bambini - e due episodi interamente eliminati, il 35 e 37, con alcune scene non censurate però presenti nella sigla, ne esista una successiva a cura di Dynit che rivide il materiale originale rimanendogli più fedele.
Questo nel 1996, con un nuovo doppiaggio a cura della Cooperativa Eddy Cortese di Roma e diretto da Fabrizio Mazzotta, i nomi originali giapponesi, inclusa la sigla e il titolo: prima in 16 VHS e poi nel 2003 in 10 DVD editi da Yamato Video come Capricciosa Orange Road, cambiando anche i titoli degli episodi così come avverrà nel 2011 sul canale a pagamento Sky Man-Ga e poi sul canale free Italia2. In attesa che arrivi su una piattaforma, siete pronti a rituffarvi nei ricordi con Orange Road?