2028 - La ragazza trovata nella spazzatura, la recensione: se l’umanità ritrova la bellezza

La recensione di 2028 - La ragazza trovata nella spazzatura, un'opera prima di ispirazione orwelliana con androidi che ricordano il mondo distopico immaginato da Ridley Scott, ma siamo nella Polonia del 2028.

2028 - La ragazza trovata nella spazzatura, la recensione: se l’umanità ritrova la bellezza

Polonia, 2028. Manca un giorno alla fine dell'anno e sotto lo sciabordare della pioggia battente si aggirano ex galeotti intorpiditi da un farmaco che li ha ridotti ad automi e ne ha cancellato i ricordi. "Il mondo è una casa che necessita di una ristrutturazione", ricorda una voce fuori campo prima che partano i titoli di testa, dopo il suicidio di un uomo che darà il via all'intera vicenda. Si chiama 2028 - La ragazza trovata nella spazzatura ed è il film vincitore dell'ultimo Fantafestival, un'opera distopica nata dalla mente di Michał Krzywicki e Dagmara Brodziak. Sono due giovanissimi autori polacchi, si sono conosciuti a una scuola di recitazione e questo è il loro primo lungometraggio (che avremo modo di analizzare in questa recensione) arrivato dopo diversi corti e serie tv. Lo hanno scritto insieme e insieme lo interpretano, mentre Krzywicki lo dirige anche. Le atmosfere e i temi sono quelli che illustri predecessori del genere hanno già affrontato altrove, ma vale la pena di immergersi in questo piccola opera futuristica che a proprio modo riflette sui nostri giorni: "il mondo che rappresentiamo nel film è molto simile alla Varsavia e alla Polonia di oggi". In sala dal 23 marzo.

Una Polonia distopica

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2028: La ragazza trovata nella spazzatura, Michal Krzywicki e Dagmara Brodziak in una scena del film

"Mi chiamo Simon Hertz e domani mi toglierò la vita", annuncia la voce dell'attivista politico Simon Hertz, dopo un lungo prologo che porta lo spettatore di 2028: La ragazza trovata nella spazzatura nella Polonia del 2028 alla vigilia del nuovo anno, dove di umano è rimasto ben poco: dal 2026 infatti i crimini vengono puniti non più con il carcere ma con una progressiva automazione dei condannati, rasati e costretti a indossare un collare che regolarmente rilascia nel corpo Vaxina, una droga che intorpidisce i sensi e cancella irreversibilmente la memoria. Robotizzati e addestrati per svolgere dei lavori meccanici, gli Automi non sono ormai niente più che schiavi usati per svolgere servizi comunitari o noleggiati da privati che li sfruttano per soddisfare ogni loro desiderio o bisogno (dalle faccende domestiche al sesso). Chi li aiuta viene messo a tacere, ma c'è chi è pronto ad agire contro il governo polacco con un ultimo gesto estremo: è Simon che annuncia online il proprio suicidio durante la notte di Capodanno.

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2028: La ragazza trovata nella spazzatura, Dagmara Brodziak in una sequenza

Tutto verrà trasmesso live sul suo canale streaming. Ma il giorno prima che il suo atto di protesta si consumi davanti alle telecamere di mezzo mondo, Simon trova ad aggirarsi nella spazzatura una ragazza schiava, Blue, che si è appena liberata del collare. Il governo le dà la caccia, ma Blue è solo un un'anima gentile che vuole reimparare a vivere. Simon si troverà così a decidere di metterla in salvo, affrontando un viaggio attraverso la Polonia che li porterà in Svezia, l'unico paese disposto a offrire agli automi asilo politico. Impossibile non fare riecheggiare tutto intorno gli stereotipi del genere: l'ombra di Blade Runner o del più moderno Black Mirror e tutta la letteratura distopica di matrice orwelliana incombono sul racconto di Michal Krzywicki e Dagmara Brodziak. Soprattutto nella costruzione della prima parte del film, che forse è anche quella più riuscita: le atmosfere livide e cupe, il ronzio degli elicotteri, gli annunci diffusi dagli altoparlanti disseminati ovunque, la pioggia che è diventata l'immagine più iconica del filone. Anche se il futuro immaginato dai due autori non è poi così lontano, in fondo siamo solo nel 2028.

Riscoprire la bellezza dell'umano

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2028: La ragazza trovata nella spazzatura, Dagmara Brodziak e Michal Krzywicki in una scena del film

Il messaggio è chiaro: la crisi di ideali nelle società moderne, l'abbrutimento progressivo di un'umanità assopita dall'enorme quantità di informazioni che non ha più il tempo di analizzare e filtrare, la perdita dell'innocenza. Abbiamo dimenticato il piacere della lentezza, la bellezza dell'umano e il film ne è un enorme metafora, per riappropriarsene basterebbe fermarsi e reimparare ad amare il mondo, la natura, il quotidiano, l'altro. È quello che succede a Blue: quando i suoi sensi cominciano a risvegliarsi Simon dovrà reinsegnarle a fare cose umane come vestirsi, lavarsi, mangiare, spogliarsi, dormire. Oltre a tutte le cose "che non avrai voglia di imparare affatto".

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2028: La ragazza trovata nella spazzatura, Dagmara Brodziak in una scena del film

Il viaggio attraverso la Polonia tra campagne desolate, galline, bruchi, farfalle, falò notturni e spiagge solitarie diventa parabola della riscoperta e della ritrovata umanità per entrambi, forse con un eccessivo sbilanciamento verso il melò e la retorica del messaggio ecologista. Ma glielo si perdona. È un film politico certo, ma dotato di una dimensione profondamente umana ed empatica, merito anche della potenza dei personaggi disegnati dai due interpreti: il loro rapporto si costruisce attraverso un variegato ventaglio di gesti ed espressioni, Blue parla con gli occhi per tutto il film. E chissà che "l'amore alla fine dell'Europa", come recita il sottotitolo, non stia tutto racchiuso in quegli sguardi.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di 2028 – La ragazza trovata nella spazzatura con la consapevolezza di aver scoperto due nuovi talenti della cinematografia polacca, Michał Krzywicki e Dagmara Brodziak, che speriamo di rincontrare altrove. Le atmosfere e i temi sono quelli che illustri predecessori del genere hanno già affrontato altrove, ma vale la pena di immergersi in questo piccola opera distopica che a proprio modo riflette sui nostri giorni. La Polonia del 2028 non è poi così lontana.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Un film fortemente politico, ma con una dimensione profondamente umana.
  • La capacità di combinare gli stereotipi del genere con le suggestioni prese in prestito dal melò.
  • L’empatia che i due personaggi riescono a suscitare nel pubblico, grazie a due interpreti che giocano sulla misura e le sottrazioni.

Cosa non va

  • La seconda parte del film risulta forse un po’ troppo sbilanciata verso il melo e una certa retorica ecologista.