Cinema e festività sono da sempre legati a filo doppio, specialmente quando si parla di festività natalizie. Dicembre è tradizionalmente il mese in cui le uscite nelle sale si intensificano, tra tutte le altre celebrazioni cristiane, il Natale è notoriamente quella si presta ad un uso più "profano", legato a filo doppio con una società capitalista come quella della nostra parte di mondo e quindi scenario naturale per leggere la nostra evoluzione di decade in decade.
Gli statunitensi, da maestri indiscussi nel cinema commerciale, sono ovviamente gli esponenti dell'industria audiovisiva che ha "fiutato" per prima l'affare, dando vita ad un numero enciclopedico di film dedicati alla festività, ma tutti quanti i Paesi occidentali hanno una propria produzione. Persino il cinema italiano.
Vi sorprende? Bene, vi sorprenderà ancora di più sapere che la poetica non è legata interamente al filone dei cosiddetti cinepanettoni, che hanno rivoluzionato il modo di pensare e fare film sul Natale (e non solo, ma questo è un altro discorso) nel nostro Paese, ma non lo hanno inventato. Per provarvelo qui di sotto trovate una lista di 10 film italiani natalizi da rivedere e riscoprire.
1. Natale al campo 119 (1947)
Si tratta del primo film natalizio in assoluto prodotto nel nostro Paese. Natale al campo 119 fu il secondo lungometraggio di finzione di Pietro Francisci, conosciuto anche all'estero per il suo lavoro nei mondi dei documentari e dei cortometraggi e un regista che si specializzò nel peplum, tanto in voga in quegli anni di riflesso all'esplosione del fenomeno oltreoceano.
Un titolo malinconico, pienamente inquadrabile nel neorealismo, che narra di un gruppo di soldati rimasti prigionieri nel campo 119, in California, sotto l'egida di un odioso sergente. Essi compongono un'Italia in miniatura e il 25 dicembre si radunano per raccontare storie delle rispettive terre d'origine, con tanto di canzoni tipiche. Nel cast troviamo Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Peppino De Filippo e Massimo Girotti.
2. Non è mai troppo tardi (1953)
Ebbene sì, non tutti gli adattamenti de Il canto di Natale di Charles Dickens sono anglofoni, esiste anche una versione tutta italiana ed è Non è mai troppo tardi di tale Filippo Walter Ratti, uno dei cineasti più misteriosi della nostra storia, dalla filmografia esigua e difficilmente rimessa insieme a causa dei diversi epiteti con cui il regista si firmava come Peter Rush o Walter Filippi. Anche il film in questione cambiò nome quando venne redistribuito: lo intitolarono Una meravigliosa notte.
Il canovaccio è quello del racconto classico, anche se c'è (come si faceva spesso all'epoca) un triangolo amoroso, che vede il "nostro Scrooge" perdere l'amore della donna che amava a vantaggio del suo rivale. Altra cosa che cambia sono il numero degli spiriti, per il resto siamo lì. Nel cast troviamo un giovanissimo Marcello Mastroianni al fianco del grande Paolo Stoppa.
3. Vacanze d'inverno (1959)
Arriviamo a Vacanze d'inverno di Camillo Mastrocinque, la prima pellicola riconosciuta al grande pubblico nella nostra lista. Si tratta di una pellicola divisa in quattro episodi tutti quanti più o meno a tema amoroso, strutturati lungo una trama orizzontale che vede un ragioniere recarsi a Cortina d'Ampezzo con la figlia dato che quest'ultima ha vinto un concorso.
Siamo in pieno sodalizio tra Alberto Sordi e Rodolfo Sonego sull'onda lunga del successo de Il seduttore, in cui l'attore romano ha gettato le basi per il successo da mattatore nella commedia italiana. Di fatto questo è un film in cui l'uomo comune si ritrova nel mondo dei ricchi e, entusiasta, prova a divenire come loro, ma essendo più scaltro. Per certi versi un antesignano dei cinepanettoni.
4. Vacanze di Natale (1983)
Li abbiamo citati ed eccoli qua, il 1983 è l'anno di Vacanze di Natale del compianto Carlo Vanzina, il primo cinepanettone ufficiale della Storia del cinema. La sua è una vicenda particolare perché di fatto nasce come una specie di sequel / remake di Sapore di mare, uscito lo stesso anno.
Un film che nel nostro Paese abilitò le festività natalizie come microcosmo ideale per mettere il comportamento dell'italiano medio sotto la lente di ingrandimento, in modo da osservarlo e vivisezionarlo e renderlo specchio deformato (anzi, deforme, cioè grottesco e demenziale) della società, cercando di inglobarne classi sociali e realtà familiari varie ed eventuali.
5. Regalo di Natale (1986)
Se il Natale è stato fino ad ora adoperato nel cinema italiano come un momento soprattutto di condivisione di sentimenti, felicità e miserie comuni in modo da scaldarsi a vicenda, Pupi Avati con Regalo di Natale ribalta tutto e per farlo sceglie Diego Abatantuono, uno dei volti più rappresentativi della commedia figlia dei Vanzina e non, affiancandolo a Carlo Delle Piane (Coppa Volpi per l'interpretazione).
Un gruppo di amici si ritrova per la vigilia a giocare a poker per spennare un ricco industriale su cui si sa poco o nulla, salvo poi vedere riaffiorare dal passato trascorsi, rimpianti e ferite aggravate da rimorso e nostalgia, che finiranno per dividerli. Da un setting revanscista in cui un gruppo di sfigati vuole unirsi contro il prepotente ne esce fuori una completa destrutturazione della società italiana, quella delle relazioni superficiali e del finto benessere. L'anti film di Natale per eccellenza, che da commedia si fa thriller dei sentimenti.
6. Parenti serpenti (1992)
Proseguendo su questo nuovo approccio ai film di Natale, incontriamo uno dei film più seminali di Mario Monicelli, ovvero Parenti serpenti, il quale, oltre a riprendere il filo del microcosmo familiare per intavolare un trattato sull'Italia dell'epoca, aggiunge un livello in più, fondamentale per la narrazione, l'approfondimento del discorso e, in un certo, senso anche all'avanguardia per il nostro Paese: quello generazionale.
Non solo il film è narrato da un punto di vista infantile, ma la riunione natalizia di questa famiglia così numerosa avviene a casa della coppia anziana, ormai prossima a dover ricorrere alle cure dei quattro figli, passando da caregiver e punti di riferimento a oggetti indesiderati e, anzi, armi di offesa e di ricatto. Una delle fotografie più cupe e ciniche riguardo le derive del sistema famiglia in una società piccolo borghese.
7. Botte di Natale (1994)
A discapito del titolo, il film di Natale ha ben poco se non (ed è la cosa che più caratterizza il tono dell'operazione) il suo essere strettamente per bambini ed infatti è stato scritto da una tra le figure che più di tutte ha probabilmente visto nella coppia composta da Bud Spencer e Terence Hill dei punti di riferimento, Jess Hill (o Jess Girotti, per darvi un indizio maggiore).
Di fatto Botte di Natale è un revival del filone western che rese famoso il duo oltre ad essere l'ultima pellicola che li vede calcare insieme i set. Si tratta di una pellicola fortemente anacronistica (siamo negli anni '90), ma consapevole di esserlo e che quindi si lascia molto andare alla nostalgia, trovando nell'idea natalizia un modo per guardare al futuro. Il film è un regalo per tutti i fan da trovare sotto l'albero se si è stati buoni.
8. La freccia azzurra (1996)
Passiamo al cinema d'animazione con uno di quei cult nostrani che troppo spesso si sono persi tra le pieghe della memoria del grande pubblico con La freccia azzurra del nostro Enzo D'Alò (tra la cui filmografia, a dire il vero, si poteva pescare anche Opopomoz per la nostra lista), nonostante la storia della pellicola si svolga nella notte dell'epifania e non di Natale.
Tratto dal racconto omonimo scritto da Gianni Rodari e primo lungometraggio del leggendario studio Lanterna magica, pur rimanendo sulla struttura tipica della fiaba, si sviluppa secondo un fantastico vortice di generi sempre a metà tra il mondo reale e quello dei giocattoli, preoccupandosi di definire l'importanza proprio del gioco. Una storia anticapitalista a misura di bambino, mai banale o retorica, come da costume del regista napoletano.
9. Baci e abbracci (1999)
Ad un passo dal millenium bug Paolo Virzì torna al cinema dopo il successo ottenuto giustamente con Ovosodo e guarda ad un film natalizio con l'idea di prendere una struttura già adoperata dai grandi nomi un po' aggiornando, guardando oltreoceano, e un po' personalizzando.
Il suo Baci e abbracci è un film ibrido, che riadatta L'ispettore generale di Gogol e pesca soprattutto dalla commedia hollywoodiana anni '50 (c'è un riferimento specifico ad un classico natalizio di Frank Capra), anche se la matrice rimane nostrana. Una pellicola corale ambientata nel mondo proletario che nel momento di massima crisi smette di guardare all'esterno e capisce come la via per andare avanti sia già in loro possesso, solo che da soli è difficile vederlo. Un film di rinascita (e di nascite).
10. A/R Andata + Ritorno (2004)
Se si pensa ai cult italiani non si può non pensare a Santa Maradona, se si pensa ad un regista giovane promessa mai mantenuta si pensa a Marco Ponti, se si pensa ad un geniale attore un po' maledetto nel senso più fascinoso e malinconico del termine, si pensa al compianto Libero De Rienzo. A/R Andata + Ritorno è la loro seconda collaborazione.
Sull'onda di un successo del film accennato poco sopra, in grado di cogliere il livore, l'ironia e la vitale disperazione della sua generazione, il regista decide di ambientare il suo secondo film durante il periodo natalizio (ci riproverà più avanti con La cena di Natale), anche se la sua pellicola funziona in perfetta antitesi. Si tratta di un titolo che, nella sua vorticosa confusione (di immaginari e di generi), vuole comunicare l'incapacità dei protagonisti di trovare un proprio focolare, spinti dal malessere della solitudine e dall'incessante voglia di guardare altrove. Il contrario del sentimento natalizio.
Bonus: Il magico Natale di Rupert (2004)
Come bonus abbiamo deciso di optare per uno dei titoli più assurdi, fantasiosi e grotteschi del nostro cinema. Il semisconosciuto Il magico Natale di Rupert di Flavio Moretti, un'operazione quasi da cinema di "sistema" grazie ai finanziamenti e le assicurazioni a livello di vita festivaliera, cornice nella quale fu anche bene accolto prima di andare incontro alla (non) risposta del pubblico.
Invece vi assicuriamo che è un titolo da recuperare a tutti i costi, perché non solo può vantare una più che solida struttura narrativa, ma perché su di essa è in grado di impiantare una ricchissima commistione di generi, immaginari, impressioni e tributi (soprattutto Joe Dante, Tim Burton). Una pellicola a tecnica mista, libera, colorata e inaspettata, che gioca continuamente con lo spettatore e le sue aspettative. Non vi deluderà.