Il suo volto non passa certo inosservato. Valerio Aprea è uno dei più talentuosi attori comici in circolazione. Sarà per questo che i registi italiani della nuova generazione non perdono l'occasione per accaparrarselo. Questo versatile artista capitolino, dall'espressione spiritata, se la cava alla grande sia nei piccoli camei (l'esilarante addetto alle cremazioni in 18 anni dopo di Edoardo Leo), che in ruoli più corposi (quello di Biagio, l'amico depresso di Raoul Bova in Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno), forte di una presenza scenica costruita in anni di gavetta teatrale. Senza dimenticare le incursioni televisive nel programma di Serena Dandini, Parla con me, nei panni dell'intercettatore che lavora con Marco Giallini, e nella serie di culto Boris, che dal primo aprile prossimo troverà la sua degna collocazione cinematografica nell'attesissimo film diretto da Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo e Mattia Torre. Disturbiamo Valerio a qualche ora dall'ennesima rappresentazione al Piccolo Eliseo di Roma dove, fino a domenica prossima, è in scena con lo spettacolo Momenti di trascurabile felicità, tratto dall'omonimo best seller di Francesco Piccolo, scrittore, sceneggiatore, autore televisivo tra i più apprezzati degli ultimi anni.
Valerio, andiamo con ordine. I lettori di Movieplayer.it avranno tempo fino a domenica per assistere al tuo spettacolo al Piccolo Eliseo, Momenti di trascurabile felicità, un monologo che nasce dalla tua collaborazione con Francesco Piccolo, autore di questa summa di momenti più o meno surreali legati alla nostra vita quotidiana. Manie, piccoli piaceri nascosti in cui facilmente ci si riconosce... Valerio Aprea: La nostra collaborazione dura ormai da parecchi anni. Ero in libreria e per caso mi sono trovato tra le mani un suo libro e sono rimasto folgorato. Per riuscire a contattarlo ho fatto di tutto, mi sono quasi trasformato in stalker, ma volevo assolutamente interpretare quegli scritti. In genere io non sono uno così insistente, ma quando sento che una cosa ha un grande potenziale non riesco a fermarmi. All'inizio Francesco è stato un po' recalcitrante, poi però ha ceduto e abbiamo iniziato con i reading. Ora è arrivato questo spettacolo. Nei libri di Piccolo ho trovato una certa somiglianza con il mio modo di esprimermi, nello scandagliare i meandri dell'introspezione. Nello spettacolo attuale interpreto alcuni momenti del libro. Ce ne sono altri che confluiranno invece in un altro spettacolo, ma su questo ci sto ancora lavorando.
Sei uno degli attori più richiesti del momento. Hai fatto parte del cast dell'ottima commedia di Edoardo Leo 18 anni dopo, sei tra i protagonisti di Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno e dal primo aprile ti vedremo in Boris il film, nel tuo ruolo di sceneggiatore. In più, assieme a Marco Giallini, sei nel duo di 'intercettatori' a Parla con me. Mi sembra di vedere un filo rosso che lega tutte queste tue esperienze, un filo fatto di comicità particolare....sbaglio?
E allora partiamo dal tuo rapporto con Massimiliano Bruno, in che senso gli devi tutto? Valerio Aprea: E' stato lui ad obbligarmi a fare l'attore quando stavo pensando di mollare tutto. Mi convinse di forza a partecipare ad uno spettacolo teatrale, I 3 moschettieri e mezzo, diretto da Claudio Insegno. Sulle prime non volevo, ma Massimiliano ha insistito così tanto. Sbancammo il teatro, tanto si rideva...
E lui ti ha voluto nel suo debutto alla regia. Immagino che abbia avuto un valore doppiamente grande per te... Valerio Aprea: Assolutamente sì. Il giorno della conferenza stampa per noi è stata una giornata memorabile e lo abbiamo ripetuto a più riprese. Sembrava sul serio una favola. E' scandaloso che solo adesso uno come Massimiliano sia arrivato al grande pubblico. E' un vulcano, una forza della natura e per quello che mi riguarda doveva esserci da quel dì. E' stato bello poi che abbia voluto al suo fianco tutti i suoi amici. Certo, non ci ha chiamati solo per questo.
Abbiamo rischiato sul serio di non vederti recitare, allora... Valerio Aprea: La passione per la recitazione è una cosa, il talento un'altra e poi c'è la determinazione che è un aspetto ulteriore di questo mestiere. All'inizio non è che avessi convinzione nei miei mezzi, quella è arrivata dopo. Ci ho messo degli anni, anni in cui ho seguito tutte le tappe necessarie, e ogni volta arrivava un qualcosa in più. E non è ancora finita, ovviamente. Ho fatto dei ragionamenti precisi su quello che avrei potuto fare quello che invece non volevo fare. Non sono uno di quegli attori che sa fare tutto, io sono molto 'caratteristico'. Per esempio ho deciso di fare dei monologhi, una forma teatrale in cui ho trovato la mia giusta dimensione.
Ti fa piacere che le aspettative per Boris il film siano già così alte? Valerio Aprea: Eccome! Se non sbaglio il giorno che il trailer è stato pubblicato su YouTube c'è stato un numero di contatti strabiliante, quindi...
Ti vedremo nel tuo ruolo canonico, insomma... Valerio Aprea: Sì quello dello sceneggiatore. Non posso rivelare troppo sulla storia, ma posso dirvi che ci sarà una nuova tappa nella loro scalata all'agio abitativo...
Perché la gente vi ama così tanto? Il fenomeno Boris è davvero qualcosa di unico nel suo genere...
Valerio Aprea: Per lo stesso motivo per cui io nel 1996 entrai in un teatro di Testaccio che oggi non c'è più, il teatro Dei Cocci. Vidi uno spettacolino con quattro attori: Andrea Sartoretti, il Bufalo, Carlo De Ruggeri, Massimo De Lorenzo e Giacomo Ciarrapico. Io lì vidi Boris. Sono andato da loro e gli ho detto ma dove eravate nascosti? Sono letteralmente impazzito. Ripeto, non se ne trovano persone che sappiano scrivere in questo modo. Dirò di più, se il popolo di Boris leggesse le sceneggiature, impazzirebbe dalle risate. Sono ancora più esilaranti del prodotto finito, perché, chiaramente, nel passaggio dalla pagina alla scena qualcosa si perde. Ci sono le didascalie che sono geniali. Didascalie!
C'è la speranza di vederle pubblicate? Valerio Aprea: Qualcosa potrebbe succedere, chissà...
Si parla sempre con tono dispregiativo dei successi al box office delle commedie, ti trovi d'accordo questo tipo di lettura che identifica nella commedia un genere fin troppo leggero, che in qualche modo distoglie il pubblico da riflessioni su temi più importanti? Valerio Aprea: A me quello che interessa è la forma di intelligenza artistica, non importa quale sia il mezzo attraverso cui si esprime. Il mezzo non è mai un crimine. Se certe cose passano attraverso il cabaret, allora lo seguo con piacere. E il discorso si può applicare naturalmente anche per la commedia. L'importante è che sia di valore.
Questo vale anche per la televisione... Valerio Aprea: In televisione ho avuto visibilità grazie a Serena Dandini. Mi sono davvero molto divertito a lavorare nel ruolo dell'intercettatore. Parla con me è uno dei pochi punti di riferimento della tv con il bollino di qualità in Italia.