Un lungo montaggio introduce questa première della quinta stagione di Dexter, un montaggio che ci ricorda la doppia natura del protagonista del serial di punta di Showtime, ma che soprattutto ricostruisce la sua storia con Rita, una donna fragile e ferita che era stata per tanto tempo una sorta di "copertura" per il nostro serial killer/ giustiziere, per poi diventare molto di più. E ora Dexter stringe tra le braccia Harrison, il figlio suo e di Rita, e aspetta che un'ambulanza porti via il corpo di sua moglie, l'ultima, innocente vittima del Trinity Killer.
Di qui prende le mosse My Bad, un episodio dalle atmosfere quasi surreali che si distanzia decisamente dalle altre première di Dexter, pervase quasi sempre da uno spirito di fiducioso rinnovamento: anche se la morte di Rita è per Dexter, in un certo senso, un nuovo inizio, con la sua illusione della felicità domestica definitivamente e tragicamente spezzata, questo interludio è vissuto interamente nel ricordo della moglie, che rivediamo anche in un flashback che ci racconta il primo appuntamento tra un Dexter distratto da un "caso" e questa donna luminosa e dolcissima che gli apre il cuore nonostante tutto.
Ma a nulla di tutto ciò presta attenzione Dexter, che agisce in maniera meccanica, come in un sogno, rifiuta di gestire la famiglia lasciatagli da Rita e sembra appoggiarsi a Deb per ogni cosa: non ha perso solo la moglie, ma ha perso anche la sua guida, Harry. E' diventato incapace a concepire un futuro, e rifiuta il passato; per questo si prepara a cancellare ogni traccia di sé e a scomparire, lasciandosi alle spalle un lutto che non è in grado di elaborare, e un senso di colpa che lo annienta. Abbiamo visto l'eroe eponimo dello show di James Manos jr. e Jeff Lindsay in numerosi momenti di crisi nell'arco di quattro intense stagioni; l'abbiamo visto braccato, minacciato, ricattato, in pericolo di vita, ma non l'abbiamo mai visto affrontare un abisso come quello in cui lo affonda questo My Bad. Michael C. Hall, che era già stato enorme nell'arco dell'intera quarta stagione (dov'è il suo Emmy, Academy of Television Arts and Science?), fa ancora una volta mostra di bravura, ci raggela, ci fa infuriare, e ci spezza il cuore. Altrettanto notevole il cast di contorno, in primis Jennifer Carpenter, che non brilla più di luce riflessa ma sembra notevolmente partecipe dalla risonanza emotiva dell'interpretazione della sua co-star - che è anche l'uomo che ama - e la giovanissima Christina Robinson, che ci fa sperare sinceramente che Astor e Cody non escano dalla vita del loro tribolato patrigno. Il resto - scrittura, regia, fotografia - resta ai livelli eccellenti che conosciamo, se facciamo eccezione per le storyline parallele, qui d'altronde quasi assenti; gli sceneggiatori dovranno però provare a inventarsi qualcosa di più interessante per Laguerta e Batista, e smettere di regalare loro tanto inutile screen time.
E ora? My Bad non apre un nuovo ciclo, ma si limita a seguire Dexter in uno dei momenti più difficili della sua vita, fino all'esplosione catartica che lo conclude, e che permette al neovedovo di rientrare nei ranghi. Per le autentiche fondamenta narrative della quinta stagione dovremo aspettare i prossimi episodi, ma questa première è stata sufficiente a segnalare che cast e realizzatori sono ancora in gran forma, e questo ci fa ben sperare.