You Will Meet a Small Dark Director
Due coppie in crisi, la prima formata da Alfie (Anthony Hopkins) e Helena (Gemma Jones), la seconda dalla loro figlia Sally (Naomi Watts) e il marito Roy (Josh Brolin). Per tutti e quattro nuovi amori e la possibilità di iniziare una nuova vita, con nuove prospettive e, si spera, maggiore soddisfazioni: per Alfie vuol dire sposare la stravagante Charmaine (Lucy Punch), una giovane escort poco sofisticata ma dalle indubbie doti; per Helena vuol dire affidarsi alle promesse di una imbrogliona che si spaccia per veggente e che le parla di vite passate e passioni future; per Sally è la possibilità di realizzare il proprio sogno lavorativo o in alternativa costruire una nuova famiglia con l'affascinante capo (Antonio Banderas); per lo scrittore fallito Roy trovare nella splendida ragazza che spia attraverso la finestra (Freida Pinto) una nuova musa che rilanci la sua carriera. Soltanto uno di loro troverà la felicità mentre per gli altri rimarrà solo l'amarezza di veder scoppiare tutti i loro sogni. Perché i sogni si sa aiutano a vivere, ma devono essere accompagnati da una completa e totale follia e irrazionalità, altrimenti possono trasformarsi solo in pericolose e fugaci illusioni.
Woody Allen, si sa, è sempre stato un autore profondamente cinico, un pessimista cosmico che usa l'umorismo come una sorta di medicina per sopportare quella malattia incurabile che si chiama vivere. Nei suoi lavori migliori era sempre questo il tema portante dei suoi film (in Io e Annie riassumeva la sua intera filosofia di vita nella celebre battuta: "Mamma, come si mangia male in questo posto!", "Oh sì, il vitto è uno schifo, e oltretutto ti danno porzioni così piccole!") e non sembrava esserci nemmeno un filo di speranza. A settantacinque anni suonati e con questo nuovo film, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (in originale You Will Meet a Tall Dark Stranger), fuori concorso a Cannes sembra aver maturato una convinzione leggermente diversa ma di certo non più rassicurante: la vita fa sì schifo, ma la colpa non è solo della vita stessa ma della nostra intelligenza; solo chi è pazzo o sciocco infatti, solo chi riesce a non razionalizzare ogni cosa, solo chi è in grado di farsi cieco e rifiutare la realtà di tutti i giorni e a vivere attraverso l'illusione, può veramente dirsi felice e godersi appieno la vita. La nostra esistenza si riduce quindi a questo e poco più: se una veggente ti dice che incontrerai uno sconosciuto alto e scuro, puoi sperare che questo si avveri realmente e cominciare a cercare, oppure rifiutarti anche solo di accettare che questa remota possibilità esista e magari, da vero cinico, pensare che lo sconosciuto a cui si riferisca non sia altro che la Morte. E' questo cinismo di fondo che funziona nel nuovo lavoro di Woody Allen, una pellicola che altrimenti sarebbe stata una semplice commedia corale non troppo dissimile da Vicky Cristina Barcelona o tanti altri degli ultimi lavori meno riusciti del regista newyorchese. Mancano infatti le battute graffianti che sono il suo marchio di fabbrica - e che quantomeno nel precedente Basta che funzioni erano affidate ad un protagonista altrettanto cinico e nevrotico come Larry David - ma a differenza del lavoro spagnolo questa volta i dialoghi sono più divertenti e riusciti sebbene mai particolarmente originali. Bene il cast che riesce a brillare quando la sceneggiatura lo permette, in particolare la britannica Gemma Jones che sa ben sfruttare il personaggio più sfaccettato e divertente. Con il passare degli anni (con la piacevolissima eccezione di Match Point) abbiamo imparato ad accettare che il vecchio cinema di Woody Allen sia probabilmente andato perduto una volta per tutte, ma è già una grande consolazione vedere che almeno ogni tanto i suoi film non siano semplici e vuoti showcase per star che vogliono impreziosire il loro curriculum, ma conservino almeno in parte una barlume del genio che abbiamo a lungo amato.
Movieplayer.it
3.0/5