Il regista Giuseppe Capotondi arriva a Venezia per presentare La doppia ora, quarto film italiano in concorso su cui si concentra l'attenzione della stampa. I motivi di tanto interesse sono essenzialmente due: La doppia ora è un film di genere, un noir sfumato di venature horror che ha molti punti di contatto con Le verità nascoste di Zemeckis, ma è anche intriso di vaghi echi lynchani; inoltre è un'opera prima italiana, fatto più unico che raro nel concorso veneziano.
Ad accompagnare il regista a Venezia i due straordinari interpreti del film, Filippo Timi, attualmente impegnato nella tournée teatrale del suo Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioches, libera revisione in chiave comica dell'Amleto di cui Timi è anche autore, e Kseniya Rappoport. L'alchimia tra Timi e la Rappoport nata nel film non sfuma neanche a lavorazione conclusa, visto che un divertito Filippo chiede addirittura alla Rappoport di sposarlo, Ksenia, dal canto suo, si accontenta di esprimere un desiderio più modesto, realizzare al più presto una commedia in Russia.
La doppia ora è un lavoro molto coraggioso e interessante, è un progetto di grande equilibrio che gioca col genere. Come ha operato per realizzare il film
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Filippo Timi: Appena ho letto la sceneggiatura ero entusiasta. Il film parla di un uomo senza una donna che frequenta gli speed date per trovare sesso. Un inizio di film sano, paritario, in cui uomini e donne vogliono la stessa cosa. A trent'anni quest'uomo senza legami si innamora e decide di correre dei rischi, piuttosto che restare con il corpo appagato, ma con il cuore recluso.
Kseniya Rappoport: Io invece appena ho cominciato a leggere il copione ho pensato: "Che bello! Finalmente mi offrono il ruolo di una ragazza buona e dolce." Poi arrivo alla morte di Filippo e capisco che in realtà è cattiva. Girando il film mi chiedevo ogni giorno che cosa stavo interpretando, alla fine mi sono arresa e mi sono messa nelle mani di Giuseppe.
Nel film vi è il ritorno costante della canzone dei Cure In Between Days. Volevo sapere se ha un significato particolare.
Giuseppe Capotondi: All'inizio del film in realtà volevamo usare un pezzo di Nick Cave. Poi abbiamo deciso di usare i Cure perché mi sembrava la canzone giusta per il film. I Cure appartengono alla mia generazione e sono affezionato a loro, in più il testo di questo pezzo ha delle affinità con la storia.
Lei ha lavorato a lungo nel mondo dei video musicali. Cosa porta di quel mondo nel film?
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Come è nata la storia del film?
Giuseppe Capotondi: Come tutte le idee il film è nato facendo altro. Abbiamo seguito i personaggi e abbiamo deciso di usare il genere per raccontare una storia d'amore. Ci siamo chiesti se è possibile che una persona cambi. Immaginando le scene è ovvio che siano stati inseriti riferimenti più o meno consci a certa cinematografia, ma a noi interessava parlare d'altro.
Che cosa vi aspettate da questo prodotto?
Giuseppe Capotondi: Soldi! (ride, n.d.r.) No, in realtà essere qui in concorso è stata una bella sorpresa. Poi non so cosa accadrà.
Alla fine del film il protagonista sceglie di non seguire i suoi sogni, eppure risulta lui il vincente tra i due.
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Kseniya Rappoport: Abbiamo provato la scena due mesi prima di girarla. Nella scena Guido regala un ciondolo a Sonia. Per Sonia è il momento del non ritorno, lei dovrà affrontare il senso di colpa per tutta la vita, ma non se la sente. Perde coraggio e così perde anche l'amore. Probabilmente lei non potrà perdonare se stessa, prova acambiare, ma fallisce.
Avete avuto occasione di vedere qualcuno degli altri film italiani in concorso
Filippo Timi: Abbiamo visto il film di Michele Placido. Io ero emozionato e applaudivo perché mi sentivo parte anche di quel film. Poi ho pensato che se vince lui non vinciamo noi e mi sono fermato. Mi è piaciuto molto il cast. La mia mamma è innamorata di Luca Argentero e se lui ci fosse stato glielo avrei passato al telefono. Sarebbe ringiovanita di dieci anni. Io non ho vissuto il '68, però pensate che bello. Una sana liberazione sessuale!
Come ha scelto il cast?
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Filippo Timi: Questa è un'opera prima, ma sul set io non ho mai pensato per un attimo a questa cosa. Non è un'opera prima, ma è un'opera. Giuseppe ha più esperienza di set di molte altre persone.
Filippo, hai mai pensato di fare un film comico?
Filippo Timi: Si, mi piacerebbe molto, ma è molto complicato scrivere una commedia intelligente che faccia ridere senza donne nude. Io adoro il cinema demenziale stile Scemo e più scemo, L'aereo più pazzo del mondo, Una pallottola spuntata, ma aspetto che mi arrivi l'occasione giusta. Ho ancora pochi anni per diventare un sex symbol. Quando arriverà il declino allora passerò alla commedia. Ora sono anche a dieta perché sono un mangione e questa dieta mi ha modificato anche il mio modo di scrivere i miei spettacoli teatrali e di lavorare. Ma il fisico migliora.