Recensione Up (2009)

La Pixar inaugura la 62esima edizione del Festival di Cannes con il suo decimo, riuscitissimo film d'animazione, l'avventurosa storia di un vecchietto che vola verso il Sudamerica e il sogno di una vita, e del suo piccolo compagno di viaggio.

Nel blu dipinto di blu

Decimo film realizzato dalla Pixar e primo film di animazione in assoluto ad aprire la kermesse francese, Up, diretto da Peter Docter (con la collaborazione di Bob Peterson) è il primo grande evento di questo Festival di Cannes 2009. E la prestigiosa manifestazione concede a questo nuovo gioiello distribuito dalla Disney non solo l'onore e il primato dell'apertura ma anche una proiezione speciale in 3D fortemente voluta dagli organizzatori: il film, prodotto da Jonas Rivera e John Lasseter, in realtà è stato girato, come per tutti gli altri film Pixar, solo in 2D e soltanto successivamente è stato "aggiornato" ad una versione in tre dimensioni adesso più che mai attuale (se non necessaria) dopo i successi di Mostri contro alieni e San Valentino di sangue in 3D. D'altronde se si tratta della prima volta per la Pixar, non lo è certamente per la casa madre Disney che in questo ben specifico campo attualmente detiene il primato (basti pensare a Bolt, alla riedizione di Nightmare Before Christmas o ai film-concerto per giovanissimi di Hannah Montana o dei Jonas Brothers ) e ha in fase di lancio tantissimi nuovi progetti.
In questo senso Up non è certo il film che segnerà le sorti di questo nuovo mercato, poichè il film di Docter (che verrà distribuito in Italia il prossimo ottobre sia in versione bidimensionale che tridimensionale) ha le sue qualità non tanto nella profondità delle immagini o nell'apparente "interazione" con lo spettatore ma - come per tutti i precedenti prodotti pixariani - nella storia, nei personaggi, nel raffinato umorismo e da temi profondi solo apparentemente celati dietro il look colorato e fanciullesco.

La prima parte della pellicola semplicemente sfiora il capolavoro raccontando in modo delicato e con un tocco squisitamente cinefilo (ricordando in alcuni momenti anche le sequenze "chapliniane" di WALL·E) l'incontro di due bambini uniti dalla comune passione per le avventure e le esplorazioni che semplicemente crescono, si amano e trascorrono il resto della loro vita insieme tra gioie e dolori. Quando incontriamo quindi per la prima volta l'anziano Carl Fredricksen (ben doppiato dal veterano Edward Asner) conosciamo il suo passato, il suo grande amore per la defunta moglie e il suo più grande rimpianto, quello di non aver mai mantenuto la promessa fatta all'amata Ellie: portarla in Sud America per una grande avventura e costruire una casetta colorata in un luogo magico e dimenticato chiamato Paradise Falls, proprio dove il loro mito di gioventù, l'esploratore Charles Muntz (che ha la voce di Christopher Plummer), scomparve anni or sono alla ricerca di un mitico pennuto.
La vita di Carl si complica nel momento in cui intorno alla sua casa vengono costruiti grattacieli e centri commerciali: i costruttori infatti, sperano che Carl vada finalmente a vivere in una casa di riposo così da poter abbattere il vecchio edificio e continuare con il loro progetto. Quando ormai per Carl e la sua casetta non sembrano esserci speranze, questo apparentemente imperturbabile vecchietto (pensato, a detta degli autori, come un mix di Walter Matthau e Spencer Tracy) stupisce - anzi strabilia - tutti innalzandosi in volo con tutta la casa sorretta dai migliaia e migliaia di colorati palloncini gonfiati ad elio. Peccato che mentre si gode sornione la perfetta esecuzione del suo piano, che lo porterà nel tanto sognato Sudamerica, qualcuno bussi alla porta: si tratta del piccolo Russell, un esploratore junior di otto anni che si trovava sul portico di Carl e che sarà così il suo fedele compagno di viaggio.
L'arrivo nella giungla sudamericana è strepitoso grazie ai divertenti siparietti tra i due protagonisti che, nonostante il divario di 70 anni, si dimostrano una perfetta coppia cinematografica, capace di regalare momenti di assoluta esilaranza. L'incontro con un misterioso ma affettuoso uccello goloso di cioccolato, di un cane parlante di nome Dug ed infine del redivivo Charles Muntz renderanno ancora più appassionante questa ricerca delle felicità da parte del vecchietto e dell'inevitabile consapevolezza che non bisogna vivere di soli rimpianti.
Lo stile grafico del film, molto diverso dai precedenti prodotti Pixar, è essenziale ma non per questo privo di dettagli, caricaturale ma in grado comunque di rendere al meglio le emozioni dei suoi personaggi umani e non. La qualità tecnica dell'animazione, ma anche e soprattutto della regia è di altissimo livello e regala sequenze davvero spettacolari che nella seconda parte prendono il posto di quelle più introspettive (ma anche più divertenti) dell'inizio, finendo con lo sbilanciare un po' il film e rendendolo nel finale un prodotto di animazione un pochino più classico e convenzionale, anche se di qualità sempre e comunque eccellente. Si tratta in fin dei conti del decimo, riuscitissimo prodotto di una casa di produzione che in una carriera pluriennale non ha mai sbagliato un colpo in un campo difficile come quello dell'animazione, nonché di una delle migliori aperture di festival da molti anni a questa parte. Con e senza occhialini.

Movieplayer.it

4.0/5