Nonno scatenato: Sesso, bugie e Robert De Niro

La nostra recensione dell'ennesima incursione di un grande attore americano nel genere comico, questa volta in compagnia di un idolo giovanile come Zac Efron.

In occasione del funerale della nonna, il giovane Jason Kelly ritrova il nonno, tale Dick, che gli chiede di accompagnarlo in Florida per vedere un vecchio amico. Jason accetta a malincuore, e si pentirà presto della sua decisione. Dick ha infatti usato l'amico come scusa per concedersi una vacanza goliardica, e presto fa la conoscenza di una studentessa con cui vuole andare a letto a tutti i costi. Nel frattempo, Jason deve fare i conti con diverse frustrazioni personali...

Dirty Grandpa: Zac Efron e Robert De Niro nella prima immagine del film
Dirty Grandpa: Zac Efron e Robert De Niro nella prima immagine del film

Un titolo meno "sporcaccione"

Non è certo la prima volta che un film straniero si ritrova con un titolo italiano "fantasioso", più o meno sconnesso dai significati e dalle intenzioni dell'originale (l'esempio emblematico resterà sempre Eternal Sunshine of the Spotless Mind, divenuto Se mi lasci ti cancello). Nel caso di Dirty Grandpa, opera seconda del britannico Dan Mazer (A prova di matrimonio), l'uscita nel nostro paese era inizialmente prevista con una traduzione abbastanza letterale, Nonno zozzone, che rende bene l'idea del contenuto di quello che è effettivamente un cinepanettone (nell'accezione negativa del termine) in salsa anglosassone.

Nonno zozzone: Robert De Niro in una scena del film
Nonno zozzone: Robert De Niro in una scena del film

Ed ecco che invece arriva nelle nostre sale con il titolo Nonno scatenato, allusione evidente, e decisamente fuori luogo, a Toro scatenato, il film che nel 1981 valse a Robert De Niro il suo secondo - e ad oggi ultimo - Oscar. L'accostamento è a dir poco casuale, per non dire sacrilego, già solo a livello di marketing, e le cose non migliorano vedendo l'ultima fatica recitativa di De Niro. Anzi, peggiorano nettamente.

Nonno zozzone: Robert De Niro si diverte con alcuni giovani in una scena del film
Nonno zozzone: Robert De Niro si diverte con alcuni giovani in una scena del film

C'era una volta Robert De Niro

Nonno zozzone: Robert De Niro e Zac Efron insieme in macchina in una scena del film
Nonno zozzone: Robert De Niro e Zac Efron insieme in macchina in una scena del film

È da anni, ormai, che si sprecano le battute sulla carriera recente di De Niro, che dal 1999 ad oggi tende a privilegiare ruoli più comici, in film variegati come Terapia e pallottole (e il seguito Un boss sotto stress), Ti presento i miei (e i due sequel), Lo stagista inaspettato, Le avventure di Rocky e Bullwinkle e persino l'italiano Manuale d'Amore 3 (per non parlare della sua performance "animata" in Shark Tale). Ogni tanto si manifestano parentesi più felici, come la nomination all'Oscar per Il lato positivo - Silver Linings Playbook, ma in generale anche i fan dell'attore riconoscono che, dopo Jackie Brown, le sue scelte artistiche sono state per lo più discutibili (per usare un eufemismo). Ma nessuna di queste può competere, a livello di squallore, con la sequela di gag senz'anima che riempiono i 102 minuti di Nonno scatenato, una commedia - si fa per dire - a base di battute di dubbio gusto dal contenuto razzista, sessista, omofobo e chi più ne ha più ne metta.

Nonno zozzone: Zac Efron e Robert De Niro in una scena del film
Nonno zozzone: Zac Efron e Robert De Niro in una scena del film

Già dalla seconda scena in cui appare De Niro, sorpreso da Zac Efron in una posizione indubbiamente imbarazzante, si può evincere una totale pigrizia recitativa da parte del grande attore, mentre Efron, Dermot Mulroney, Julianne Hough e Aubrey Plaza appaiono o paralizzati dalla vergogna o in modalità "pilota automatico" per uscire con la dignità intatta da momenti "epocali" come quello in cui l'ex-protagonista di High School Musical viene scambiato per un pedofilo (!). La piattezza e la gratuità dell'operazione risulta ancora più sorprendente se si pensa al curriculum del regista, collaboratore di vecchia data di Sacha Baron Cohen e candidato all'Oscar per la sceneggiatura di Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan. Anche in tali occasioni le gag erano (molto) politicamente scorrette, ma dietro il turpiloquio e la scatologia c'era un'anima satirica ed umana che qui manca completamente, cedendo il posto ad una cattiveria allo stato brado che raschia il fondo del barile senza possibilità di redenzione.

Movieplayer.it

1.0/5