Dove eravamo rimasti: Meryl Streep è una rocker repubblicana, ma piace lo stesso

Dove eravamo rimasi è un prodotto costruito a tavolino per valorizzare al massimo Meryl Streep. Non per questo Jonathan Demme rinuncia al suo stile registico fresco e sincero.

La voce calda e rockeggiante di Meryl Streep graffia in un film che, a dispetto delle aspettative, non lascia il segno come dovrebbe. Dei drammi familiari narrati dal bravissimo Jonathan Demme ricordiamo sempre con piacere l'incisivo Rachel sta per sposarsi. Stavolta il regista americano non bissa quella magia tutta indie e in Dove eravamo rimasti ci regala una pellicola piacevole, divertente e funzionale a mettere in luce l'ennesima ottima performance della grande Mery Streep, ma senza quel guizzo che avremmo sperato. La colpa, se vogliamo dirla tutta, potrebbe essere di quel nome che troneggia nel posto riservato allo sceneggiatore/sceneggiatrice: Diablo Cody.

Dove eravamo rimasti: un bel primo piano di Meryl Streep
Dove eravamo rimasti: un bel primo piano di Meryl Streep

Negli ultimi anni la 'cattiva ragazza' degli script ha annacquato progressivamente il suo arguto sarcasmo e il suo sguardo lucido sul femminismo 2.0. Le opere da lei firmate hanno perso il mordente dei primi lavori. Che ad addolcire Diablo sia stata la maternità o la sopraggiunta fama non è dato sapere, ma forse dall'autrice di Juno e United States of Tara ci saremmo aspettati uno sguardo più incisivo sulla società americana, mentre quella che la sua collaborazione con Jonathan Demme sforna è una commedia piacevolissima condita con tanta musica che culmina in un consolatorio happy end.

Meryl Streep: rockettara da premio Oscar

Dove eravamo rimasti: Audra McDonald e Kevin Kline in una scena
Dove eravamo rimasti: Audra McDonald e Kevin Kline in una scena

Chiariamo subito un punto. Per il pubblico non sarà certo una sorpresa apprendere che Dove eravamo rimasti è un film costruito interamente su Meryl Streep. La diva è presente in ogni scena ed è l'anima della pellicola in molti sensi. Se, come dicevamo prima, Diablo Cody non affonda il colpo, le va dato atto di aver almeno tentato di inserire alcune problematicità rilevanti nella storia narrata. A inizio film, troviamo Meryl Streep sul palco insieme alla sua band, The Flash, composta da attempati musicisti capelloni vestiti di pelle. Anche se intona hit come American Girl di Tom Petty o My Love Will Not Let You Down di Bruce Springsteen, la vocalist emana un allure più contry che rock. La ribelle ultrasessantenne che indossa pantaloni di pelle attillati, trucco pesante, orde di collanine e treccine, confessa con orgoglio di essere una vera 'american girl' e di aver votato due volte Bush. Sulla sua schiena troneggia il tatuaggio della bandiera americana. Il tutto mentre uno dei suoi tre figli, che ha praticamente abbandonato per suonare liberamente in giro per gli States, è apertamente gay e l'ex marito si è risposato con una donna di colore (benestante e di estrazione altoborghese). Ricky Rendazzo, nome d'arte scelto dalla cantante per prendere le distanze dalla sua vita passata, è inaffidabile, incapace di portare avanti relazioni durature e anche un tantino omofoba, eppure a suo modo è adorabile. Tutti i difetti di questo mondo non riuscirebbero a rendercela invisa. Al contrario, a esclusione del tenero e paziente compagno di palco e di vita, interpretato dall'affascinante Rick Springfield, tutti coloro che la circondano risultano particolarmente antipatici.

Tra madre e figlia... non mettere il dito

Dove eravamo rimasti: Meryl Streep nella prima immagine ufficiale del film di Jonathan Demme
Dove eravamo rimasti: Meryl Streep nella prima immagine ufficiale del film di Jonathan Demme

In perfetta declinazione freudiana, la penna di Diablo Cody si scatena soprattutto contro le figure femminili. La nuova moglie dell'ex compagno di Ricki, arrogante e perfettina, e l'anaffettiva fidanzata del figlio sono chiaramente insopportabili. Inevitabile parteggiare per Ricki anche se, a rifletterci bene, una madre che ha abbandonato tre figli adducendo come spiegazione che lo stesso comportamento lo ha avuto Mick Jagger, dovrebbe darci da pensare. Anche i due figli maschi non risultano particolarmente piacevoli, mentre Kevin Kline interpreta un padre e marito debole e confuso, incapace di prendere in mano la situazione e a tratti nostalgico del passato.

Dove eravamo rimasti: Mamie Gummer e Meryl Streep in una bella immagine
Dove eravamo rimasti: Mamie Gummer e Meryl Streep in una bella immagine

Diversa la situazione di Mamie Gummer, vera figlia della Streep che interpreta una moglie in crisi fresca di abbandono da parte del marito. Era grande la curiosità di vedere madre e figlia a confronto e si vocifera che Jonathan Demme abbia intimato a Meryl di non parlare con la figlia sul set per evitare che la influenzasse coi suoi consigli. Mamie ce la mette tutta, ma la sua recitazione è spigolosa, ruvida e priva di grazia. Sarà colpa del personaggio che le è stato cucito addosso, ma per il momento la mamma vince il confronto su tutta la linea.

Never too old to rock'n roll

Dove eravamo rimasti: Meryl Streep e Mamie Gummer a un party
Dove eravamo rimasti: Meryl Streep e Mamie Gummer a un party

Dove eravamo rimasti è un prodotto costruito a tavolino per valorizzare al massimo Meryl Streep. Non per questo Jonathan Demme rinuncia al suo stile registico fresco e sincero. Il regista, ormai specializzato in documentari musicali, non accantona la sua passione per le sette note e dedica ampio spazio alle performance di Ricki and the Flash fin dall'apertura nel locale di Tarzana. L'energia che emana dalle perfomance di Meryl deriva dalla scelta di registrare tutte le esibizioni dal vivo, con tanto di vero pubblico. Il repertorio è coinvolgente, il picco musicale viene raggiunto durante la cover di Bruce Springsteen eseguita al matrimonio del figlio maggiore che valorizza la gran voce della Streep. Unico neo, tra tanti standard rock trovano posto anche i brani pop di Lady Gaga (Bad Romance) e Pink (Let's Get the Party Started). Scelta, questa, che farà arricciare il naso ai puristi. La buona musica non manca e l'ironia neppure. Anche se la pellicola, nei toni, è piuttosto altalenante, qualche gustosa battuta che strappa la risata ci viene garantita. In fin dei conti Dove eravamo rimasti è una visione piacevole e divertente. Forse, però, con ingredienti come questi, avremmo gradito una pietanza un po' più speziata.

Movieplayer.it

3.0/5