Dylan Farrow, la figlia adottiva di Mia Farrow e Woody Allen, è stata ospite della trasmissione This Morning della CBS per ribadire l'accusa di violenza sessuale rivolta al regista ormai da oltre venti anni.
La donna ha ricordato di come da bambina fosse stata attirata nell'attico della casa di sua madre in Connecticut da Allen che, successivamente, l'ha toccata in modo inappropriato. La madre, quando ha scoperto quanto accaduto, l'ha portata da un dottore dove la figlia inizialmente ha dichiarato di essere stata toccata su una spalla perché era troppo imbarazzata, per poi ritornare e rivelare quanto aveva svelato in precedenza a Mia.
Il regista, invece, ha sempre sostenuto che la bambina, che all'epoca aveva solo sette anni, abbia cambiato la versione seguendo le istruzioni della madre che aveva scoperto la sua relazione con Soon-yi Previn, una delle figlie adottive dell'attrice. Dylan ha replicato a questa ricostruzione dichiarando che si tratta di un'idea folle e non capisce come questa idea di Allen sia più credibile della sua ricostruzione dei fatti, oltre a ribadire che Mia Farrow l'ha sempre incoraggiata a dire solo la verità, senza mai darle delle istruzioni: "Sta mentendo e lo sta facendo da così tanto tempo. Ed è così difficile per me vederlo e sentire la sua voce".
Allen non è mai stato incriminato e le indagini dei servizi sociali dello stato di New York e dell'ospedale Yale New Haven non hanno mai trovato delle prove che dimostrino come la violenza sia avvenuta. Frank Maco, il procuratore a cui era stato affidato il caso, aveva messo in dubbio la credibilità degli esami compiuti dai medici sostenendo che probabilmente c'era modo di dare vita a un processo contro il regista, tuttavia la Farrow era troppo fragile per sostenere quanto sarebbe accaduto in tribunale.
Il regista ha replicato in un comunicato stampa che venticinque anni fa ci sono state delle accurate indagini proseguite per mesi e in modo indipendente e si era giunti alla conclusione che nessuna molestia era avvenuta, sostenendo invece che una bambina era stata istruita affinché raccontasse quella storia durante una separazione difficile.
Il comunicato prosegue ricordando: "Il fratello maggiore di Dylan, Moses, ha detto che ha visto la madre compiere esattamente quello - istruire senza tregua Dylan, cercando di inculcare nella sua mente che il padre era un pericoloso predatore sessuale. Sembra che abbia funzionato e, tristemente, sono sicuro che Dylan creda realmente a quello che dice. Anche se la famiglia Farrow sta in modo cinico sfruttando l'opportunità offerta dal movimento Time's Up per ripetere queste insinuazioni diffamanti, questo non rende più vero quanto detto ora rispetto al passato. Non ho mai molestato mia figlia, come hanno stabilito tutte le indagini che si sono concluse un quarto di secolo fa".
Dylan nella sua intervista, oltre ad aver ribadito la sua versione dei fatti, ha spiegato di non provare rancore nei confronti degli attori che hanno lavorato con Woody Allen, pur considerarli in parte complici di portare avanti la "cultura del silenzio": "Spero che ora che molti di loro hanno espresso il proprio sostegno a Me Too e al movimento Time's Up possano ammettere la loro complicità e forse assumersi le proprie responsabilità nel modo in cui hanno portato avanti questa cultura del rimanere in silenzio nel loro settore professionale". La Farrow è infatti convinta che le sue accuse, ripetute per oltre venti anni, debbano essere rispettate e sostenute.