Woody Allen ha deciso di fare causa ad Amazon Studios chiedendo 68 milioni di dollari come risarcimento legato alla decisione dello studio di non distribuire il suo nuovo film A Rainy Day in New York in seguito al riemergere di "accuse infondate vecchie di 25 anni".
La lavorazione del lungometraggio si è conclusa da più di sei mesi e le dichiarazioni dei legali del regista sostengono che il contratto stretto con la casa di produzione non sia stato rispettato senza delle motivazioni valide e non mantenendo l'accordo che prevedeva la produzione di altri tre film.
L'accusa ha sottolineato: "Amazon ha cercato di giustificare le proprie azioni facendo riferimento a delle accuse vecchie di 25 anni e senza fondamento contro il signor Allen, un'accusa di cui Amazon (e il pubblico) era già a conoscenza prima di stringere quattro accordi con il regista. E, in ogni caso, questo non offre ad Amazon una motivazione per interrompere il contratto. Non c'era semplicemente nessuna ragione legittima per non rispettare le promesse".
Le carte presentate dagli avvocati sostengono che Jason Ropell e Matt Newman di Amazon avessero incontrato i rappresentanti di Allen nel dicembre 2017, durante uno dei periodi di maggior attività del movimento #MeToo per parlare delle conseguenze subite a causa dei legami con Harvey Weinstein e dei comportamenti di Roy Price. Nel mese di gennaio 2018 si era quindi proposto di posticipare l'uscita del film di Allen fino al 2019 per evitare possibili ripercussioni e Allen aveva accettato. A giugno, tuttavia, Ajay Patel di Amazon ha comunicato che l'accordo era stato interrotto e che non c'era alcuna intenzione di distribuire le opere di Allen, senza però dare una motivazione valida. I portavoce di Amazon avevano successivamente sostenuto che sia stato necessario porre fine al contratto a causa delle accuse rivolte ad Allen, dei suoi commenti controversi e delle reazioni degli attori che non vogliono più essere associati al lavoro del regista.