Il regista Wim Wenders ha ripercorso alcuni momenti della sua carriera nel corso di un evento organizzato dalla Mostra del Cinema di Venezia ricordando la sessione di casting senza speranza con una giovanissima Michelle Williams.
Wim Wenders ha partecipato all'incontro "Life Through a Different Lens: Contactless Connections", evento virtuale organizzato da Venezia 2020 con Mastercard in cui ha ricordato i suoi esordi svelando:
"Non avevo intenzione di diventare regista. Volevo diventare un sacco di cose, dal prete a Dio sa cosa, cercando di diventare pittore sono finito a Parigi. Qui ho scoperto la Cinémathèque Française, perché vivevo in una piccola stanza senza riscaldamento e la Cinémathèque era calda!"
Ben presto, il grande schermo ha cominciato ad affascinare Wenders: "La prima retrospettiva che ho seguito era dedicata a Anthony Mann. Potrà non essere riconosciuto come uno dei grandi, ma ho imparato così tanto da quest'uomo. Il cinema americano mi ha sempre ispirato, ma anche il maestro Yasujirō Ozu. Ha fatto 52 film che per me sono un unico grande lungometraggio. I veri maestro trasmettono una certa attitudine nei confronti del mondo. Il cinema cerca di dare un senso alle cose. Quando sei un esordiente non lo puoi ancora sapere, ma lo saprai in seguito proprio facendo film."
Riflettendo sul processo dei casting, Wim Wenders ha ammesso che sono l'aspetto del mestiere di regista che teme di più: "Sapevo che Bruno Ganz e Otto Sander sarebbero stati gli angeli de Il cielo sopra Berlino. idealmente, lo sai prima. La triste verità sul casting è che le persone entrano e sai già che non funzioneranno. C'era questa giovane attrice, Michelle Williams. era l'ultima che dovevo vedere per Non bussare alla mia porta e non era giusta per il ruolo. Ma mi è piaciuta molto e quando il film è stato rinviato, ho deciso di farne un altro (La terra dell'abbondanza) con l'attrice che avevo visto. Tutto per via di una sessione di casting senza speranza."