Valentino Talluto: la storia e le vittime dell'uomo che contagiava l'HIV

La storia di Valentino Talluto, l'uomo che ha contagiato decine di donne con il virus dell'Hiv: ecco le tappe che hanno portato al suo arresto ed alla sua condanna.

Stasera Un giorno in Pretura affronta il caso di Valentino Talluto, in quest'occasione ripercorriamo la storia dell'uomo accusato di aver contagiato volontariamente con il virus dell'Hiv 57 persone, ma gli inquirenti stimano che i contagi diretti e indiretti superano i 100 casi.

Incontri via chat e rapporti sessuali non protetti

Valentino Talluto Caso
Una foto di Valentino Talluto

Valentino Talluto avrebbe scoperto di essere sieropositivo nel 2006 e secondo l'accusa da quel momento ha iniziato ad avere rapporti sessuali non protetti per infettare volutamente le sue partner. L'uomo contattava le sue future vittime attraverso chat e social network, e la sua ricerca si limitava a donne facilmente manipolabili.
Molte delle vittime hanno detto ai giudici che quello con Valentino Talluto era stato il loro primo rapporto sessuale: le donne hanno spiegato che l'imputato appariva "rassicurante e pieno di attenzioni". Dopo aver guadagnato la loro fiducia iniziava una relazione finalizzata ad avere un rapporto sessuale non protetto. A volte Talluto si giustificava dicendo alle sue partner di essere allergico al lattice, altre volte tentava di convincerle che senza profilattico avrebbero provato più piacere. Con questo stratagemma ha avuto rapporti con oltre 50 persone in 10 anni.

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La prima denuncia e le altre vittime

Valentino Talluto Denunce
Una immagine di Valentino Talluto

La prima denuncia è arrivata nel 2014. La ragazza, che ha mantenuto l'anonimato, dopo essere risultata positiva all'HIV contattò Valentino che le mandò un certificato fasullo. La donna allora decise di andare a sporgere denuncia in procura. Dopo sei mesi fu convocata e le fu detto che lei rappresentava solo "La punta dell'iceberg". I giudici dopo la prima denuncia sono risaliti ad altri 57 episodi simili, riscontrando 32 casi di contagio mentre, fortunatamente, 25 ragazze sono risultate negative grazie alla presenza di anticorpi. Valentino Talluto davanti ai giudici ha detto di non aver mai pensato alle conseguenze delle sue azioni. Il ragioniere di Roma, come lo hanno soprannominato i giornali, ha confessato le sue condizioni di salute a due donne con le quali voleva instaurare una relazione stabile.

Il processo all'untore e la condanna

Valentino Talluto Processo
Valentino Talluto durante il processo

Nel corso del primo processo Valentino Talluto originario di Caltanisetta, si difese dicendo: "Vorrei sottolineare che sono una persona, e sottolineo una persona. Un ragazzo con un cuore, perché molte volte non è stata sottolineata questa cosa e mi è stato dato solamente dell'untore. Ho dei sentimenti e ho l'HIV ma non per questo sono diverso dalle altre persone presenti qui". Al processo si costituirono parte civile 25 ragazze, altre preferirono non denunciarlo per motivi di privacy. Tra gli infettati anche un bambino di tre anni (l'imputato ebbe rapporti sessuali con la madre del bambino mentre lei era incinta.) La cura annuale alle vittime di Talluto costano al Sistema Sanitario Nazionale circa undici milioni di euro, tra visite specialistiche, acquisto di farmaci e terapie specifiche.

Al termine del processo di primo grado Valentino Talluto è stato condannato a 24 anni di reclusione per lesioni gravissime. In appello la pena fu ridotta a 22 anni: i giudici stabilirono che Talluto: "era ben consapevole dal 2006 di essere sieropositivo e perfettamente a conoscenza delle cautele da adottare".

Nell'ottobre del 2019 la Cassazione ha confermato i 22 anni di carcere stabilendo che l'imputato fosse processato per altri quattro casi per valutare una pena più severa. Quello contro Valentino Talluto, in carcere dal novembre 2015, è stato il primo processo di questo tipo in Italia.

La madre di Valentino Talluto: il suo ruolo nella vicenda

Hiv

Valentino Talluto è cresciuto con la zia avendo perso i genitori da piccolo. In particolare, è stata proprio la madre tossicodipendente (e morta di AIDS) a contagiarlo inconsapevolmente, sostenendo che l'imputato non era in grado di valutare i rischi del suo comportamento in quanto non aveva avuto mai alcun sintomo della malattia. I giudici della Corte di Cassazione la pensano in maniera diversa tanto che nella sentenza hanno scritto: "il decesso della madre di Talluto per Aids deve aver fatto maturare nel figlio, forse a sua volta contagiato propria dalla madre, inequivoca e obiettiva certezza della gravità della malattia e dei suoi possibili infausti esiti - aggiungendo - questo denota una chiara volontà di avere rapporti sessuali a tutti i costi, senza alcuna considerazione per il benessere fisico e psichico altrui e per le persone che abitano i corpi".