Un dramma che vede protagonisti Sylvester Stallone e il ministro francese per l'uguaglianza di genere, Aurore Bergé, sta diventando il catalizzatore di una polemica che sta contrapponendo la fiorente industria del doppiaggio europea alla minaccia esistenziale dell'intelligenza artificiale.
Per 50 anni, il padre della Bergé, Alain Dorval, è stato conosciuto come la "Voix de Stallone". Dagli anni '70 in poi il pubblico francese ha identificato la voce di Dorval con quella di Stallone in una trentina di film, tra cui le saghe di Rocky e Rambo, ma anche i film Creed e I Mercenari.
Ora, dopo la sua scomparsa nel febbraio 2024, i piani annunciati a gennaio dalla startup britannica ElevenLabs per ricreare la voce di Dorval utilizzando la tecnologia IA per l'uscita in Francia del thriller di Stallone Armor su Amazon France il mese prossimo stanno scatenando polemiche. Bergé ha negato di aver dato a ElevenLabs il permesso di usare o pubblicare la voce clonata di Dorval, anche se ha ammesso di aver acconsentito a una prova.
"Ha sicuramente suscitato un grande clamore", ha affermato Jimmy Shuman, delegato generale della corporazione francese degli attori e degli interpreti (SFA). Egli sottolinea che Dorval "era un fervente oppositore dell'uso dell'intelligenza artificiale per doppiare". Inoltre, l'uso previsto della voce di Dorval "ci ha colpito come una provocazione", ha aggiunto Shuman, "perché stiamo negoziando accordi sui limiti dell'intelligenza artificiale e del doppiaggio".
Italia in prima linea contro l'uso dell'IA nel doppiaggio
Il tentativo di clonare la voce di Dorval ha segnato il primo caso di utilizzo della tecnologia IA per il doppiaggio in un film dalla grande distribuzione, secondo una dichiarazione di ElevenLabs. La prospettiva che l'intelligenza artificiale stia invadendo il lavoro di migliaia di doppiatori e la qualità dei contenuti doppiati è particolarmente rilevante in Europa, dove attori come Dorval possono diventare famosi nei rispettivi Paesi quanto le star di Hollywood a cui prestano la voce.
Non sorprende che l'Italia, che secondo uno studio di Netflix è al primo posto tra i Paesi in cui si preferisce guardare contenuti doppiati, sia in prima linea nella battaglia che si sta scatenando tra i doppiatori e il complesso industriale dell'IA in rapida crescita. "Siamo gli unici che finora sono riusciti a inserire una clausola di AI nel nostro contratto [collettivo]", afferma Daniele Giuliani, presidente dell'Associazione nazionale doppiatori italiani ANAD.
Questa clausola sull'IA dice sostanzialmente che quando un doppiatore viene assunto in Italia, la sua voce può essere utilizzata solo per quel prodotto specifico. Se un'azienda intende clonare la sua voce con l'IA, deve stipulare un contratto separato.