Anche molte star di Hollywood sono chiuse in casa per l'emergenza Coronavirus. Non fa eccezione Spike Lee che ha voluto però fare un regalo ai suoi tanti ammiratori condividendo la sceneggiatura di un progetto inedito dedicato alla stella del baseball afroamericana Jackie Robinson. Per farlo ha scelto il suo account Instagram, dove ha postato un video in cui lo si vede in seduto in salotto sotto una gigantografia del giocatore, rimandando poi ad un link dove poterla leggerla.
"Buona domenica pomeriggio dall'epicentro del Coronavirus negli Stati Uniti-New York" ha esordito Spike Lee che ha raccontato di aver trovato questo copione praticamente dimenticato mentre stava rovistando tra il materiale messo in un angolo anni fa. "È una grande storia americana" ha rimarcato sottolineando come gli piacerebbe un giorno poterla realizzare. "Non è necessario essere fan del baseball per appassionarti". Ed è vero, perché la storia di Jackie Robinson non riguarda solo lo sport, ma anche i diritti civili, un tema questo trattato in buona parte delle opere del regista sin da Fai la cosa giusta.
Robinson fu il primo giocatore afroamericano a militare nella Major League Baseball, rompendo la barriera razziale detta baseball color line, che era un accordo non scritto che fino al 1947 aveva escluso gli afroamericani dal poter giocare nella serie più importante. Negli anni settanta e ottanta del XIX secolo, infatti, alcuni atleti di colore avevano giocato nei massimi campionati americani ma gli organismi a capo delle varie leghe iniziarono a imporre dei vincoli alle squadre. Dal 1890 sino al 1947 i campionati professionistici americani furono composti esclusivamente da bianchi mentre i neri giocavano in campionati separati. L'esordio di Robinson con la maglia dei Dodgers mise fine a quasi sessanta anni di segregazione razziale in ambito sportivo anche se il giocatore dovette superare grandi difficoltà come minacce di morte e insulti, ma tenne duro.
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Con l'entrata in guerra degli Stati Uniti dopo l'attacco di Pearl Harbour fu chiamato alle armi e assegnato ad una unità di stanza in Kansas dove prestava servizio anche il pugile Joe Louis. Dopo alcune difficoltà, riuscì a farsi ammettere alla scuola per ufficiali e nel 1943 ottenne il grado di sottotenente. L'anno dopo però la sua carriera militare si arrestò perché si rifiutò di obbedire all'ordine del capomacchina di sedersi in fondo all'autobus dell'esercito, distanziato dai bianchi. Nei mezzi militari infatti non vigeva la segregazione come nei bus civili, ma il suo diniego fu visto comunque come un grave atto di insubordinazione e perciò venne deferito alla corte marziale. Il processo si concluse con una assoluzione ma gli venne negata la possibilità di essere impiegato in operazioni oltre oceano e fu trasferito in Kentucky dove fu impiegato come allenatore degli atleti dell'esercito sino a quando, nel novembre 1944, fu congedato comunque con onore.