Difficilmente concede interviste, Shia LaBeouf, ma nell'ultima intervista pubblicata da Variety l'attore non ha avuto remore ad aprirsi per raccontare un'infanzia difficile, i problemi con l'alcool - che non tocca più da un anno - e il rapporto con i registi e gli studios. Nello specifico, Shia ha raccontato della fiducia accordatagli da Andrea Arnold, la regista di American Honey ma anche del veto che la Warner Bros ha messo alla sua partecipazione a Suicide Squad.
Leggi anche: Shia LaBeouf: 30 anni di film e follie
Stando a quanto ha raccontato Shia, dopo Fury David Ayer lo ha convinto ad accettare un ruolo in Suicide Squad, ruolo che poi è andato a Scott Eastwood. "Il personaggio inizialmente era diverso. Dopo che Will Smith è entrato nel cast, lo script è stato modificato un po'" La produzione però gli disse chiaramente che non lo avrebbe voluto nel cast del film: "Andai ad un incontro e loro mi dissero qualcosa tipo "No, tu sei matto. Sei un bravo attore, ma non vai bene per questo film" Per loro era un grosso investimento"
Leggi anche: Suicide Squad, come il film ha travisato il rapporto tra Harley e Joker
A giudicare dal tono dell'intervista, LaBeouf non sembra troppo dispiaciuto all'idea di essere stato costretto a rinunciare a Suicide Squad, almeno non quanto gli è pesato farsi sfuggire il ruolo in L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford che poi fu interpretato da Casey Affleck. "Lui è stato bravissimo e non avrei potuto fare di meglio, ma era un ruolo che desideravo tantissimo."