Vito Annicchiarico, che in Roma Città Aperta interpretò il figlio di Anna Magnani, ha ricordato il periodo di lavoro sul set con Roberto Rossellini, ammettendo di aver rivisto sempre volentieri il film, a parte una scena specifica che considera troppo cruda.
Era il 1945 quando venne rilasciato per la prima volta Roma, città aperta, il capolavoro con cui Roberto Rossellini, nel periodo in cui veniva sancita la fine del secondo conflitto mondiale, inaugurava la cosiddetta Trilogia della guerra antifascista. Un'opera immortale che ha donato lustro al cinema italiano, divenendo un punto di riferimento per il neorealismo cinematografico nostrano, capace di donare notorietà internazionale ad Anna Magnani, co-protagonista insieme ad Aldo Fabrizi. Al fianco di queste due maestranze del cinema italiano c'era poi anche Vito Annicchiarico, che all'epoca aveva appena dieci anni e ricopriva il ruolo di Marcello, il giovane figlio della Magnani. Proprio lui, quando sono ormai trascorsi più di settant'anni da allora, ha ricordato quella magica esperienza sul set di Roma Città Aperta.
A riportare i suoi ricordi su carta ci ha pensato Simonetta Ramogida, tramite il libro intitolato Roma città aperta - Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello, racconta il set con Anna Magnani Aldo Fabrizi Roberto Rossellini a 70 anni dall'uscita del film. Parole ricche di affetto e gratitudine, quelle dell'attore ora 87enne, che lasciano emergere tutta la magia che ha caratterizzato quel periodo della sua vita. Annicchiarico ha quindi ricordato la proposta di Roberto Rossellini, arrivata quando lui tentava di arrotondare più soldi possibili lucidando le scarpe della gente benestante. "Mi propose di lucidare 40 paia di scarpe ed io risposi 'Basta che paghi!'", ha raccontato l'attore, il quale ha detto di aver rivisto sempre volentieri quel film, tranne una scena che gli ha sempre provocato troppo dolore, ovvero quella in cui il personaggio di Anna Magnani, Pina, viene uccisa dai nazisti. "Dopo il primo ciak scoppiai a piangere, mi ricordava i rastrellamenti dei fascisti, la violenza che avevo visto e tuttora mi infastidisce, è una scena troppo cruda", ha ammesso Annicchiarico.
L'interprete del piccolo Marcello ha anche spiegato quanto sua madre non fosse poi troppo convinta di firmare il contratto di suo figlio. "Convincerla fu una vera impresa. Ricordo però che quando giravo mi davano 1200 lire al giorno, con le scarpe al massimo riuscivo ad arrivare a 200. E negli altri giorni stavo con la troupe, mangiavo con loro, me la passavo bene. Insomma, avevo trovato il paradiso!", ha raccontato Annicchiarico, che negli anni a seguire lavorò anche con Vittorio De Sica e a teatro con Aroldo Tieri.
Infine, l'attore nato a Grottaglie nel 1934 ha elogiato l'umanità di Roberto Rossellini e Anna Magnani, che per quasi sei mesi hanno rappresentato una vera famiglia per lui. Sul regista di Paisà ha detto: "Rossellini era come un padre, una persona dolcissima e rispettava la mia povertà. Un giorno, dopo il film, finse di aver trovato un biglietto da 1000 lire, o forse 5000, non ricordo, e visto che non erano di nessuno disse 'Li regaliamo a Vito!'". Per quanto riguarda la grande interprete italiana, che non lo chiamava mai per nome ma semplicemente 'a regazzì', Annicchiarico ha invece ricordato la sua volontà di adottarlo: "Un giorno Anna Magnani mi disse di chiedere a mia madre se voleva che mi adottasse. Mia madre rifiutò. Io avrei accettato eccome, si sa che i bambini sono egoisti..".