Roma 2011: L'illazione di Lelio Luttazzi evento speciale

Il festival ospiterà la proiezione della copia restaurata della pellicola autobiografica realizzata da Luttazzi nel 1972.

Il Festival Internazionale del Film di Roma rende omaggio al maestro Lelio Luttazzi, una delle più importanti e poliedriche figure del panorama artistico internazionale, conosciuto al grande pubblico come jazzista, compositore di colonne sonore in numerosi film, autore di commedie musicali oltre che protagonista della storia della televisione, con trasmissioni come Studio Uno e Teatro 10, e della radio, con Hit Parade. Tra il 1953 e il 1972, Luttazzi è stato anche attore in una dozzina di film come L'avventura di Michelangelo Antonioni, Oggi, domani, dopodomani di Marco Ferreri, Eduardo De Filippo e Luciano Salce, L'ombrellone di Dino Risi. Il Festival Internazionale del Film di Roma, la Fondazione Lelio Luttazzi e la sua compagna di sempre, Rossana Luttazzi, "donano" al grande pubblico un film inedito, non solo interpretato ma anche scritto e diretto da Lelio Luttazzi: L'Illazione. Luttazzi diede vita a quest'opera, in un primo tempo pensata come telefilm, negli anni successivi alla triste vicenda giudiziaria che lo vide ingiustamente coinvolto negli anni '70. In un'intervista rilasciata nel 2006 al Corriere della Sera, infatti, dichiarò: "Mi misi in testa di girare un telefilm come regista e attore. Finii con lo scivolare nell'autobiografia, il protagonista parlava male di un pubblico ministero... anche il titolo fu infelice. S'intitolava L'illazione. Incontrai Sergio Corbucci che mi prese in giro: "Ahò, Lelio, alla faccia der titolo popolare". Mi chiamò Leone Piccioni, allora direttore dei programmi Rai. E mi suggerì di non farne nulla, anche perché era troppo autoreferenziale. E poi avevo una barba ridicola...".

Almeno all'inizio, un avverbio sembra qualificare più d'ogni altro questo film ed è apparentemente. Apparentemente potrebbe essere un film intimista che racconta di rapporti interpersonali, del lento consumarsi di emozioni entro quel rituale che è la vita. Un gruppo di persone, tra cui un giudice, riunite in una villa di campagna. Attraverso apparentemente innocenti e amichevoli chiacchiere formali davanti a un bicchiere di vino, il giudice, ambiguo e spietato, imbastisce un processo kafkiano a uno di loro, che nel film è l'unico personaggio che non ha neppure una battuta. Vittima o assassino? Innocente o colpevole? Giustizia o ingiustizia? È un film di dialoghi, di atmosfere, con una parte un po' onirica. È figlio del suo tempo e risente quindi un po' del clima e delle mode di quegli anni

L'Illazione, con andamento da film d'avanguardia, narra di un giudice che, trascinato dalla moglie che vorrebbe vivere fuori dalla città, si reca controvoglia alle porte di Roma per vedere un terreno in vendita. Decio, il proprietario del terreno, e la sua fidanzata Paola invitano con l'occasione il giudice e la moglie a unirsi a una cena che hanno organizzato con due amici, una coppia, nella loro casa di campagna attigua al terreno. I sei personaggi finiranno per trascorrere tutta la notte in salotto, accanto al caminetto. Tra giochi di società, bicchieri di vino e amichevoli e formali chiacchiere si dipana in realtà tra di loro una sottile trama di relazioni conflittuali. Decio è uno scrittore anticonformista e ironico, la sua giovane amica teorizza l'amore libero e privo di gelosie, il giudice si pone invece come ambiguo paladino dell'ordine costituito. La coppia amica di Decio e Paola è reduce da un grave lutto: la perdita del neonato figlioletto nato deforme. Inoltre Lorenzo, il padre, è perseguitato da misteriose lettere anonime che l'hanno gettato in una profonda depressione, tanto che per tutta la durata della storia non pronuncerà mai una parola. Decio intercede per l'amico e chiede consiglio al giudice circa il da farsi in questi casi. Il magistrato, forse per deformazione professionale, forse per cinismo, imbastisce allora, in un balletto di sospetti, una specie di pacato ma crudele gioco processuale in cui le vittime si trasformano in immaginari colpevoli e in cui tutti sono costretti a calarsi, tra il sogno e la visione, in una serie di specie di "flash back" monocromatici che ricostruiscono le supposizioni di reato. L'alba arriverà a scolorire (forse) i sospetti e le illazioni. Ma non sarà un lieto fine. La copia è stata restaurata da L'immagine ritrovata di Bologna, con la supervisione di Cesare Bastelli.