Pupi Avati: "Cosa mi fa arrabbiare del cinema italiano? I budget improponibili per via del tax credit"

Il maestro bolognese è tornato a parlare dei meccanismi dei finanziamenti al cinema italiano durante la sua incursione al festival horror di Livorno.

Pupi Avati al FIPILI Horror Festival 2025

Il cinema è la sua vita, la sua passione e anche il suo cruccio. Il maestro Pupi Avati ha una visione lucida dell'industria italiana di cui è tornato a parlare quando lo abbiamo incontrato nel corso del FIPILI Horror Festival 2025, manifestazione dedicata alla paura.

E visto che l'horror è un genere che va di pari passo coi problemi della società, anche l'autore de La casa dalle finestre che ridono e del recente L'orto americano si è fermato a riflettere sull'influsso del cinema sul mondo che ci circonda.

"Il cinema dovrebbe avere il potere di migliorare il mondo" ha spiegato. "Purtroppo lo fruiamo in un modo che favorisce la censura. Il telecomando ti fa passare da una parte all'altra, vedi un pezzo di film, ma se non ti acchiappa subito cambi canale. Manca la sacralità della sala cinematografica. Questa opportunità oggi non viene più data. Viviamo nell'era della censura personale al ribasso sulla qualità, in cui salti da un film all'altro. Gli incassi sono lo specchio di questa situazione: i giovani non amano i prodotti italiani, hanno un pregiudizio nei confronti dei prodotti nostrani".

Pupi Avati Fipil Horror Festival
Pupi Avati al photocall del FIPILI Horror Festival

La ricetta per "guarire" il cinema italiano secondo Pupi Avati

Da anni Pupi Avati ha lamentato la mancanza di esperti al servizio del Ministero della Cultura per regolamentare la distribuzione dei finanziamenti al cinema italiano. Il maestro afferma di possedere la ricetta per curare uno dei mali che affliggono la nostra industria, ma nonostante si sia messo a disposizione in più occasione il suo appello sempre caduto nel vuoto, almeno fino a oggi.

"La cosa che mi fa arrabbiare del cinema italiano sono i budget. Pur di ottenere tax credit inverosimili, ci sono registi che hanno dilapidato delle fortune, proibendo a colleghi giovani di esordire perché hanno prosciugato i pozzi con budget privi di senso e senza ricorrere alle persone competenti. Quando si è trattato di decidere a livello ministeriale cosa fare non si ricorre mai a persone competenti. Io potevo essere una risorsa, ma invece mi hanno considerato un rompipalle".

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Il regista non fa nomi, ma quando si tratta di citare un film che avrebbe voluto dirigere lui guarda all'estero, a una delle opere più amate delle scorse annate: "Un film che avrei voluto girare io? La zona d'interesse, uno dei più bei film che ho visto negli ultimi tempo. Contiene un'idea fantastica, il cinema dovrebbe essere semore così, allusivo. Spiega il Nazismo senza farlo vedere ed è ancora più efficace, ma mostra anche come il paese lo contemplasse come una cosa possibile. Ed è questo il vero orrore".