La versione cinematografica di Pinocchio, diretta da Roberto Benigni nel 2002, fu pesantemente stroncata negli USA sia dal pubblico che dalla critica americana. Nel primo giorno di programmazione il film incassò 290 mila dollari per 1.195 sale, ovvero appena 243 dollari in ogni cinema.
Il film uscì nelle sale cinematografiche americane il 25 dicembre 2002 su distribuzione Miramax Films, senza però nessuna proiezione per la critica cinematografica. Harvey Weinstein, all'epoca dirigente dello studio, disse che sarebbe servito più tempo per il doppiaggio in lingua inglese.
Secondo Edward Guthmann, critico cinematografico per il San Francisco Chronicle, la Miramax prese questa decisione in quanto consapevole del probabile disastro al botteghino della pellicola. Due mesi dopo il flop della versione doppiata il film venne ridistribuito nelle sale per un periodo limitato in una versione in lingua originale sottotitolata in inglese.
Kevin Thomas, celebre critico cinematografico del Los Angeles Times, scrisse: "Il film è un esempio di lavoro ben confezionato ma senza un posto dove andare. Benigni è costantemente insopportabile nella sua fase di disobbedienza naif e, attraverso una trasformazione, arriva ad una condizione di virtù bagnata dal martirio autocompiaciuto e nobiltà d'animo".
A proposito della pellicola di Benigni, un critico del The Baltimore Sun scrisse una recensione simile a quella di Thomas: "L'idea di Benigni di tornare al racconto originale del 1883 è intrigante ma è la sola idea decente del film. La storia fondamentale non si discosta troppo da quella che conoscevamo da Disney".
"La peggiore idea è il Benigni 50enne che interpreta il burattino, un uomo che non fa niente per nascondere la calvizie e la sua statura è veramente difficile da accettare. Ed è difficile anche accettare che sia un burattino. Non c'è niente che somigli a un burattino nell'apparenza o nel modo in cui Benigni si muove". Aggiunse il critico.