Per Paola Ferrari la collega Diletta Leotta non può essere considerata una rappresentante delle giornaliste: il duro attacco della Ferrari arriva attraverso le colonne de Il Giornale, dove il volto di Rai Sport non risparmia critiche alla Leotta che punterebbe tutto sul fisico.
Solo pochi giorni fa Diletta Leotta è apparsa felice con il suo Can Yaman, il protagonista di Daydreamer - Le ali del sogno con cui da qualche mese la giornalista si accompagna. La coppia sembrava in crisi dopo che alcuni settimanali avevano pubblicato in copertina la foto del bacio della Leotta con Ryan Friedkin, vice presidente della Roma ma ora è tornato il sereno.
In questi ore contro Diletta Leotta è intervenuta Paola Ferrari, che anche in passato ha esternato le sue perplessità sulle scelte della collega "Lei è ricchissima e famosissima, mica come me che ho fatto tanta fatica per così poco. Continui così, faccia un sacco di soldi e se li goda - ha detto al quotidiano Il Giornale riferendosi a Diletta Leotta - quando vedo queste ragazze che usano il corpo per diventare famose, mi arrabbio e sbaglio perché ognuno è libero di fare quello che gli pare".
Paola poi sottolinea che Diletta non può rappresentare il mondo delle giornaliste ma al massimo quello delle showgirl: "Io invece ho sempre considerato un affronto che qualcuno mi ascoltasse solo perché sono carina. La Leotta non può rappresentare le giornaliste italiane, come Anna Billò, Giorgia Rossi o Simona Rolandi. Lei può rappresentare solo se stessa. O forse Belen" e aggiunge "Alla guida di DAZN c'è una donna molto in gamba, molto bella e molto capace come Veronica Diquattro. Spero che con lei i modelli femminili possano cambiare".
Nell'intervista Paola Ferrari ha ripercorso anche gli inizi della sua carriera, sottolineando come abbia dovuto faticare per emergere in un mondo dove lei rappresentava l'eccezione: "Per me era inconcepibile avere una love story con calciatori, avrei perso tutta la credibilità di giornalista che stavo costruendo con una fatica spaventosa. Non era facile sopportare i sorrisi ironici di chi al campo ti vedeva come un'ochetta in cerca di gloria. Sono andata via da casa ragazzina, per mantenermi dovevo lavorare. Vivere da sola non era facile: non ricordo quante volte mi tagliarono i fili della luce e del telefono. Così ho prestato il viso a una casa molto famosa di cosmetici. Mamma e papà non si occupavano molto di me. Ho rischiato tante volte di prendere strade sbagliate. Mi hanno salvato il carattere e la buona stella".