Gli Oscar 2020, attesi il prossimo 9 febbraio, avranno un regolamento leggermente diverso in alcune categorie. Si è tenuta la riunione per varare alcune modifiche, tra cui quella che era stata proposta da Steven Spielberg per rendere più severi i criteri di ammissibilità per i lungometraggi, il che avrebbe indebolito le strategie di Netflix (ma anche, indirettamente, quelle di molti film indipendenti che non possono permettersi una permanenza tradizionale in sala).
Tale variazione non ha avuto luogo, e il criterio di ammissibilità rimane lo stesso: la proiezione in determinate sale nella contea di Los Angeles, per almeno sette giorni consecutivi e con tre proiezioni a pagamento giornaliere, nel corso dell'anno solare. Rimangono ammissibili i film che escono in home video, streaming o video on demand il giorno stesso del debutto nelle sale. John Bailey, presidente dell'Academy, ha affermato che la questione sarà ulteriormente analizzata negli anni a venire.
La modifica più notevole, ma anche quella capace di trarre in inganno, riguarda i film stranieri: la categoria apposita si chiamerà ora Best International Feature Film, miglior lungometraggio internazionale. Tale appellativo, hanno spiegato i portavoce dell'Academy, rappresenta meglio l'industria cinematografica odierna. Non cambiano però le regole della categoria: i film in questione devono essere prodotti fuori dagli Stati Uniti e avere la maggioranza dei dialoghi in una lingua che non sia l'inglese.
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La cosiddetta shortlist, ossia la prima cerchia ristretta di titoli papabili da cui si arriva poi alla cinquina definitiva, sarà ora di dieci film anziché nove. Le nomination per il miglior trucco saranno cinque e non più tre, e la shortlist passa da sette film a dieci. Per quanto riguarda i cortometraggi animati e live action (ma non i documentari, che hanno un regolamento a parte), sarà ora possibile scegliere tra New York e Los Angeles per le proiezioni cinematografiche di ammissibilità.
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