Nada Cella: la storia dell'omicidio, le nuove indagini e le minacce

La storia dell'omicidio di Nada Cella, rimasto irrisolto fino alle nuove indagini delle ultime settimane, che vedono coinvolta Annalucia Cecere, ma anche l'ex datore di lavoro della ragazza e la madre dell'uomo.

Il caso di Nada Cella è stato riaperto dopo 25 anni, in seguito a nuove indagini che hanno portato a colpi di scena clamorosi. La segretaria fu uccisa il 6 maggio 1996 nello studio del suo datore di lavoro e oggi la Procura di Genova sospetta di Annalucia Cecere che, due anni fa, minacciò telefonicamente la criminologa Antonella Pesce Delfino che aveva deciso di approfondire la storia del delitto di Via Marsala.

Chi era Nada Cella

Nada Cella era originaria di Chiavari, dove era nata il 5 luglio 1971. Una ragazza timida, così venne tratteggiata all'epoca dei fatti dai parenti e dagli amici, i cui interessi si concentravano tutti sulla famiglia e sul lavoro. Fotografia, palestra e cinema erano i suoi principali hobby. Dall'età di 20 anni la ragazza aveva trovato un lavoro come segretaria presso lo studio di Marco Soracco, l'uomo che il 6 maggio 1996 trovò il suo cadavere.

L'omicidio di Nada Cella

L'omicidio di Nada Cella è conosciuto anche come Il delitto di via Marsala, dal nome della strada di Genova dove era ubicato lo stabile in cui si trovava lo studio del commercialista Marco Soracco. Quest'ultimo, il 6 maggio 1996, come risulta dalle indagini, arrivò in ufficio alle 9:12. Dopo aver risposto alla telefonata di una cliente andò verso l'ufficio di Nada per capire come mai non avesse risposto al telefono, visto che era lei a filtrare le telefonate. Il commercialista trovò la Cella a terra, viva ma agonizzante, in un lago di sangue. Dopo essersi avvicinato alla ragazza per capire cosa fosse successo, alle 9:15, come risulta dai tabulati del 113, chiamò i soccorsi.

L'autopsia sul corpo di Nada Cella

Nada Cella, secondo gli inquirenti e il medico legale, fu aggredita tra le 8:50 e le 9:10. Nello studio del commercialista non furono trovati segni di effrazione e nella stanza di Nada, così come nelle altre stanze non c'erano segni di lotta. Tutto si consumò in pochi minuti: la ragazza fu colpita ripetutamente, anche quando era a terra e priva di sensi.

L'esame autoptico dimostro che sul corpo di Nada Cella c'erano 3 tipi di lesione. Le prime erano causate da un corpo contundente, mai ritrovato, dotato di spigolo. Il secondo tipo di lesioni erano state provocate da una serie di calci e pugni che l'assassino aveva sferrato a Nada. Il terzo tipo di lesioni era stato provocato dall'urto violento con il pavimento. Queste ultime lesioni furono considerate dai periti medici le più letali.

Le indagini per l'omicidio di Nada Cella e gli indizi mai approfonditi

La scena del delitto fu contaminata da vari soggetti. I primi furono i sanitari che arrivarono sul posto per prestare soccorso a Nada. Poi, Marisa Bacchioni, madre di Marco Soracco, nota per la sua fissazione con le pulizie, per eliminare le tracce di sangue lavò il vano ingresso dello studio e le scale del palazzo.

Il medico legale affermò che l'assassino doveva essersi sporcato del sangue della vittima e, secondo la testimonianza della persona che viveva nell'appartamento sotto lo studio, l'acqua del rubinetto del bagno fu fatta scorrere a lungo, segno che chiunque avesse ucciso Nada si lavò per cancellare le macchie di sangue.

Accanto al corpo della giovane segretaria fu trovato un bottone, appartenente probabilmente a un cardigan o a un Jeans.

I Carabinieri raccolsero la testimonianza di un mendicante e di una persona vicina alla famiglia Soracco che avevano visto una donna somigliante ad Annalucia Cecere, amica del commercialista, uscire dal palazzo di Via Marsala.

I primi indagati del delitto di Nada Cella

Marco Soracco fu iscritto nel registro degli indagati perché secondo gli inquirenti poteva aver provato a corteggiare Nada per poi ucciderla se la ragazza lo avesse respinto. Il commercialista però era innocente e uscì ufficialmente dall'inchiesta, anche se nel frattempo era passato un anno.

Furono poi presi in considerazione un'inquilina dello stabile affetta da schizofrenia, un condomino che aveva gettato lo scontrino di un bar per le scale, raccolto dalla signora Bacchioni e messo nei cestini dello studio. Inoltre fu preso in considerazione un ex fidanzato di Nada, che però aveva un alibi, oltre ad essere stato lui a lasciare la ragazza.

Le telefonate allo studio Soracco mentre l'assassino uccideva Nada

Una cliente dello studio, tale signora Di Vaio, chiamò per quattro volte tra le 8.45 e le 9.20 la mattina del 6 maggio 1996 allo studio Soracco. Alla seconda e alla terza telefonata rispose una voce femminile che, in maniera molto brusca, disse alla signora che aveva sbagliato numero ed attaccò velocemente. La quarta volta rispose Marco Soracco che la informò dell'aggressione alla segretaria. Questa pista non è mai stata approfondita.

Chi è Annalucia Cecere

Annalucia Cecere fu indagata all'indomani del delitto perché il bottone trovato sulla scena del delitto era simile ad altri trovati nella sua abitazione, ma il raffronto venne fatto dagli inquirenti solo tramite foto. La donna oggi ha 53 anni ed è un ex insegnate in pensione che vive in provincia di Cuneo. Sembra che all'epoca Annalucia Cecere fosse innamorata di Marco Soracco e, probabilmente, considerava Nada un ostacolo alla sua relazione.

Le nuove indagini sul delitto di Via Marsala

Nel maggio 2021 la Procura di Genova ha riaperto il caso di Nada Cella, servendosi delle nuove tecnologie, ha deciso di analizzare alcuni profili di DNA femminili e maschili trovati sulla camicetta di Nada e sulla sedia dell'ufficio, oltre ad una impronta papillare. Annalucia Cecere è indagata per omicidio aggravato, mentre Marco Soracco e sua madre Marisa Bacchioni, 89 anni, sono indagati per false dichiarazioni.

le minacce di Annalucia Cecere a Antonella Pesce Delfino

Il caso è stato riaperto anche grazie alla criminologa Antonella Pesce Delfino che aveva deciso di ritornare sul delitto di Via Marsala tre anni fa, quando arrivata a Genova nel 2018 per frequentare un corso di criminologia, per la sua tesi conclusiva iniziò a lavorare al 'cold case' di Nada Cella. Dopo aver parlato con la Cecere la criminologa ha ricevuto minacce attraverso messaggi audio che lei ha registrato "Ti ci trascino per i capelli", "Non fare la finta tonta, stronza", "Hai paura, eh?". Queste sono alcune delle minacce che le ha inviato l'ex insegnante dopo averla incontrata.