Mohammad Rasoulof: il regista iraniano condannato a otto anni di carcere e alla fustigazione

Il regista iraniano Mohammad Rasoulof, come rivelato online dal suo avvocato, è stato condannato a otto anni di carcere e alla fustigazione.

Mohammad Rasoulof: il regista iraniano condannato a otto anni di carcere e alla fustigazione

Il regista iraniano Mohammad Rasoulof è stato condannato in patria a otto anni di carcere, come rivelato dal suo avvocato Babak Paknia in un post sui social.
La Corte rivoluzionaria ha infatti pronunciato la sentenza che è stata confermata in appello, come ha sottolineato il legale.

Le dichiarazioni dell'avvocato

Babak Paknia ha scritto su X che Mohammad Rasoulof è stato condannato a otto anni di reclusione (5 applicabili), alla fustigazione, a un pagamento di una multa e alla confisca dei beni. Il verdetto della 29esima edizione del Tribunale della Rivoluzione Islamica è stato poi confermato dalla Corte d'Appello di Aina.

Il legale sostiene che il motivo principale della sentenzia sia stata la firma di alcune dichiarazioni e la realizzazione di film e documentari che, secondo l'opinione della corte, sono esempi di "collusione con l'intento di commettere un crimine contro la sicurezza del paese".

Nelle ultime settimane le autorità iraniane hanno fatto molta pressione sul regista nel tentativo di impedire la proiezione del suo film The Seed of the Sacred Fig all'edizione 2024 del Festival di Cannes, arrivando persino a obbligare i produttori e gli attori a presentarsi per un interrogatorio e impedendo loro di uscire dal paese. Paknia, avvocato esperto in diritti umani, ha parlato più volte della situazione rivelando sui social i tentativi compiuti e come gli attori siano stati trattenuti dalle autorità per varie ore, ricevendo anche la richiesta di rivolgersi al regista per fargli ritirare il film dalla programmazione dell'evento cinematografico francese.

Rasoulof era stato imprigionato dalle autorità iraniane nel luglio 2022 dopo aver condiviso un appello per fermare l'uso delle armi durante le proteste legate al crollo di un edificio nella città di Abadan. Nel febbraio 2024 era stato rilasciato per motivi di salute.
Nel 2020 il filmmaker non aveva nemmeno potuto partecipare al festival di Berlino e sua figlia Baran aveva ritirato a nome suo l'Orso d'oro conquistato.
Solo un anno fa, inoltre, il regista non ha potuto far parte della giuria della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes perché gli era stato vietato di uscire dai confini dell'Iran.