Sarà l'anteprima nazionale di The Reluctant Revolutionary di Sean McAllister, l'unico film che racconta la recente rivoluzione pacifica in Yemen, il paese più armato al mondo (60 milioni di armi per 20 milioni di persone) ad inaugurare, giovedì 12 aprile, al cinema Odeon di Firenze, la terza edizione di Film Middle East Now, il festival internazionale di cinema ideato e organizzato dall'associazione culturale Map of Creation che si svolgerà fino al 16 aprile tra cinema Odeon e Auditorium Stensen. Trenta tra film, documentari e cortometraggi, di cui 25 in anteprima italiana ed europea in un viaggio che tocca i paesi più "caldi" dell'area Mediorientale: Iran, Iraq, Libano, Israele, Egitto, Palestina, Giordania, Yemen, Qatar, Afghanistan, Kurdistan, Siria, Bahrein. In programma un focus sull' Iran contemporaneo con 10 titoli, selezionati col contributo dell'iranista Felicetta Ferraro; pellicole e documentari post-primavera araba; un'ampia selezione di cortometraggi di giovani filmmaker emergenti; una serie di contributi video inediti dalla Siria. Spazio anche a una sezione sui cartoons e i corti d'animazione mediorientali.
Tra i film in programma Beirut Hotel di Danielle Arbid, storia d'amore e spionaggio censurata in Libano, per le supposizioni sull'omicidio dell'ex-premier Rafiq Hariri. Dalla Palestina il pluripremiato documentario 5 Broken Cameras, diretto dal palestinese Emad Burnat assieme all'israeliano Guy Davidi, resoconto di ordinaria follia sui soprusi che avvengono da anni nel piccolo villaggio palestinese di Bil'in. Poi grande spazio all'Iran: con The last days of winter di Mehrdad Oskouei (a cui il festival dedica una piccola retrospettiva), sulla vita di 7 ragazzini in un riformatorio di Tehran; l'anteprima europea del lungometraggio Felicity Land di Maziar Miri, sulle crisi matrimoniali e i tradimenti nella Tehran del quartiere dei nuovi ricchi; il lungometraggio Mourning di Morteza Farshbaf, sarcastica variazione sul tema del road movie da uno dei giovani allievi di Abbas Kiarostami; e l'intenso I am Nasrine di Tina Garhavi, protagonista una ragazza costretta a fuggire dall'Iran e adattarsi a una nuova vita e a un futuro nella provincia inglese.
Presente anche l'Egitto del post-Piazza Tahrir, con l'anteprima di Back to the Square di Petr Lom, che racconta la disillusione a un anno di distanza di cinque emblematici protagonisti della rivoluzione, e con On the Road to Downtown di Sherif El-Bendary, documentario in anteprima europea dedicato agli abitanti del centro del Cairo. Da Israele la commedia surreale 2Night di Roi Werner, su una giovane coppia alla ricerca di un introvabile parcheggio in una scintillante Tel Aviv, e il documentario Dolphin Boy, candidato al premio "Cinema per la Pace". L'Afghanistan è al centro di The Boy Mir di Phil Grabsky, incredibile documentario che segue 10 anni di vita di un ragazzino cresciuto in un villaggio vicino ai celebri Buddha scolpiti nella roccia a Bamiyan. A chiudere il festival l'anteprima italiana di In My Mother's Arms di Mohamed e Atia Jabarah Al-Daradji, sulI'Iraq del dopoguerra, emozionante documentario girato in uno dei quartieri più pericolosi di Baghdad, Sadr City, sulle peripezie di un uomo che cerca di tenere in vita l'orfanotrofio in cui ospita 32 orfani di guerra.