Era davvero bella, Lilli Carati, e resterà per sempre una delle attrici simbolo delle commedie sexy degli anni Settanta insieme ad Edwige Fenech, Gloria Guida, Anna Maria Rizzoli, Jenny Tamburi e Carmen Russo.
Lunghi capelli neri e curve da sogno che accesero le fantasie degli italiani in quegli anni in cui gli schermi nostrani erano affollati di poliziotte ammiccanti, maestrine disponibili, cameriere e infermiere tutto pepe, soldatesse, supplenti sempre discinte, tutte da spiare attraverso il buco della serratura.
Agli inizi della sua carriera la Carati lavorò anche con autori come Pasquale Festa Campanile e Lina Wertmüller, ma negli anni Ottanta l'ex-star dei filmetti scollacciati - dopo una serie di pellicole soft-core e una breve incursione nel cinema a luci rosse - si ritirò dalle scene a causa dei suoi problemi di tossicodipendenza che la portarono anche a tentare il suicidio in più di un'occasione.
Recentemente era apparsa in un paio di film e documentari e aveva raccontato la sua storia - in modo particolare la sua "rinascita" dopo le drammatiche vicissitudini - in alcune interviste. Recentemente aveva parlato anche della malattia che l'aveva colpita e della decisione di tornare a recitare nonostante i suoi problemi di salute. Tra i suoi film più celebri, ricordiamo Il corpo della ragassa e Avere vent'anni. Verso la fine della sua carriera, girò anche alcuni film con Joe D'Amato.