Liliana Segre, quando bocciò La vita è bella: "Un film falso"

A Liliana Segre non è piaciuto il film La vita è bella di Roberto Benigni, che considera falso e pieno di inaccuratezze storiche: la sopravvissuta al campo di Auschwitz ne parla nel suo libro.

Liliana Segre è una donna che non ama i giri di parole. Con la stessa sincerità ha affermato che La vita è bella non le è piaciuto. Nel suo libro del 2015, La memoria rende liberi, scritto insieme a Enrico Mentana, c'è un passaggio in cui Segre commenta due dei più famosi e osannati film sull'Olocausto della storia del cinema: Schindler's List e, appunto, il film di Benigni. Su quest'ultimo si sofferma maggiormente e lo definisce un film con "un bel finale, un inno alla vita, ma "è tutto falso".

La storia personale di Liliana Segre va presa in considerazione per mettere in prospettiva i commenti fatti. Nel 1943, a 13 anni, fu arrestata mentre tentava di raggiungere Lugano per sfuggire alle leggi razziali fasciste. Dopo poco più di un mese si trovava al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, e fu messa ai lavori forzati in una fabbrica di munizioni. Nel '45, con l'evacuazione del campo, è costretta alla tristemente famosa marcia della morte per raggiungere uno dei lager tedeschi. Il 1° maggio fu liberata dai russi, era una dei 25 ragazzi con meno di 14 anni sopravvissuti ad Auschwitz.

Nicoletta Braschi con Roberto Benigni e Giorgio Cantarini nel film La vita è bella
Nicoletta Braschi con Roberto Benigni e Giorgio Cantarini nel film La vita è bella

La conoscenza dell'Olocausto di Liliana Segre quindi va oltre la formazione sui libri, le ricerche, le idee e le riflessioni a posteriori. Non sorprende più di tanto che gli "elementi romanzeschi" di Schindler's List l'abbiano infastidita, e sorprende ancora meno la sua reazione nei confronti del film di Roberto Benigni. Probabilmente avrebbe da ridire già sul titolo.

La vita è bella: Roberto Benigni col piccolo Giorgio Cantarini
La vita è bella: Roberto Benigni col piccolo Giorgio Cantarini

La vita è bella, considerato uno dei migliori film per la Giornata della Memoria, si prende un sacco di lincenze storiche e le inserisce in una favola giocosa che tenta di alleggerire il dramma dell'Olocausto. "Alleggerire" rischia però di diventare "semplificare" e magari ci sono occasioni in cui farsi una risata non è più utile che farsi un pianto. La storia generale magari è la stessa, ma il Diavolo sta nei dettagli. In maniera brutale ma onesta Segre scrive: "Era impossibile tenere nascosto un bambino nel lager, appena sceso dal treno le SS lo avrebbero giudicato inadatto al lavoro e l'avrebbero mandato direttamente al gas."