La morte del Papa è una questione tra maschi, e la "toppa" di Bruno Vespa è l'esempio peggiore

Nello speciale di Porta a Porta dedicato a Papa Francesco, si parla della sua figura come quella di un Papa inclusivo che ha aperto la Chiesa alle donne. Ma in studio sono tutti uomini, e il giornalista si giustifica dicendo che tra il pubblico ci sono le suore.

Porta a Porta

La morte di Papa Francesco ha stravolto i palinsesti televisivi, dedicati interamente alla figura del Pontefice. Su Rai 1 in prima serata, è andato in onda uno speciale di Porta a Porta condotto da Bruno Vespa: una lunga diretta in cui si è parlato, tra le altre cose, di come Papa Francesco sia stato un Papa capace di aprire la Chiesa alle donne.
Peccato che in studio, a discuterne, non ci fosse nemmeno una donna. E la motivazione di Bruno Vespa ha persino peggiorato la situazione.

L'apertura della Chiesa alle donna da parte di Papa Francesco

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Papa Francesco

Tra le iniziative che hanno più caratterizzato il pontificato di Bergoglio, c'è stata sicuramente l'inclusione delle donne in ruoli da cui la Chiesa le escludeva. Ad esempio, ha consentito alle donne il diritto in un Sinodo e ha affidato incarichi, solitamente spettanti a vescovi o arcivescovi, alle donne: suor Raffaella Petrini nominata presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e suor Simona Brambilla come primo Prefetto donna nella storia della Santa Sede.
"La Chiesa è donna e uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è 'maschilizzare' la Chiesa", aveva infatti dichiarato Papa Francesco, trasformando poi le sue dichiarazioni in realtà.

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La giustificazione di Vespa

La locandina di Porta a Porta
La locandina di Porta a Porta

Nello studio di Porta a Porta si è parlato anche di questo: solo che tra gli otto ospiti presenti, non si è vista nemmeno una donna. In compenso, tra il pubblico, vi erano alcune suore che sono intervenute con qualche breve commento. Inutile specificare che il loro ruolo non fosse affatto centrale nelle discussione.
Così Bruno Vespa ha pensato di spiegare a modo suo: "Qui siamo tutti uomini, ma nel pubblico ci sono le suore".
Una giustificazione ben peggiore perché non solo sottolinea questa mancanza, di cui evidentemente anche Vespa è consapevole, ma le dà ulteriore forza: come se chi è tra il pubblico, quindi in posizione subalterna rispetto agli ospiti, possa (o debba) accontentarsi, e magari anche ringraziare per l'opportunità. Esattamente il contrario di quanto messo in atto dal Papa che, in quello studio, veniva tano elogiato.