Chris Weitz, regista de La bussola d'oro, non trovò affatto piacevole l'esperienza della realizzazione del film. Dopo l'uscita, infatti, affermò di aver avuto a che fare con continue interferenze da parte della New Line, che sperava di replicare il successo colossale della trilogia basata sui romanzi di Tolkien e quindi voleva che l'adattamento del romanzo di Philip Pullman, anch'esso prima parte di un trittico, fosse il più compatibile possibile con i gusti del grande pubblico.
Per tale motivo fu epurato il finale preferito dal cineasta, più cupo di quello visto in sala, e furono eliminate scene ritenute troppo cervellotiche e teoricamente non legate alla progressione della trama, il che rese necessario effettuare riprese supplementari per far sì che il risultato fosse comunque coerente. Fu anche rimosso l'intero sottotesto religioso che è parte integrante della prosa di Pullman, il quale è apertamente e notoriamente critico nei confronti della Chiesa, e la durata fu ridotta a due ore.
Forse anche per questi motivi La bussola d'oro non fece breccia nei cuori dei fan: l'insuccesso del film portò alla cancellazione dei due sequel e al ridimensionamento della New Line, che da studio a sé passò a unità della Warner Bros., specializzandosi in commedie e film horror. L'universo creato da Philip Pullman è poi stato riesumato sul piccolo schermo con la serie Queste oscure materie, acclamata e apprezzata co-produzione BBC/HBO di cui è ora in lavorazione la terza e ultima stagione.
Chris Weitz ha successivamente avuto a che fare con un altro mondo fittizio di successo, questa volta lavorando direttamente a uno dei sequel: nel 2009 ha firmato The Twilight Saga: New Moon, secondo capitolo del franchise cinematografico basato sui romanzi di Stephenie Meyer. Il suo film più recente, uscito nel 2018 e disponibile su Netflix, è Operation Finale, sulla cattura del nazista Adolf Eichmann.