Io la conoscevo bene: in libreria il saggio dedicato al classico di Antonio Pietrangeli

Un volume che analizza genesi e struttura del celebre lungometraggio di Antonio Pietrangeli Io la conoscevo bene, firmato dalla critica Elisa Baldini.

Stefania Sandrelli in primo piano

Una sfuggente Stefania Sandrelli dà volto alla sfuggente Adriana di Io la conosce bene, capolavoro di Antonio Pietrangeli che regala un'indimenticabile ritratto al femminile di un'eroina tragica leggero come una farfalla. Adesso alla pellicola immortale realizzata nel 1965 è stato dedicato un saggio pubblicato da Gremese Editore firmato dalla critica Elisa Baldini.

Il libro, nato dal lavoro svolto all'interno dell'Archivio Antonio Pietrangeli di Cesena, ricostruisce le tormentate fasi che hanno portato alla realizzazione del film ispirato liberamente alla tragica vicenda di Wilma Montesi, celebre caso di cronaca irrisolto. Vengono confrontati e analizzati gli appunti dell'inchiesta svolta dal regista attraverso interviste e incontri e dei primi trattamenti, i soggetti e le varie versioni della sceneggiatura scritta insieme ad Ettore Scola e Ruggero Maccari, la prima delle quali risale al 1961.

Io La Conoscevo Bene Cover
La copertina del saggio

L'analisi di un film indimenticabile

Dopo aver ricostruito i retroscena del casting, con la determinazione di Antonio Pietrangeli a scegliere Stefania Sandrelli in virtù del suo vissuto comune a quello di Adriana, la parte più corposa del saggio è dedicata all'analisi del film scena per scena, da un punto di vista stilistico e contenutistico.

Nell'analisi del film si prendono in esame anche gli elementi più legati al tono della commedia e l'importanza di alcuni ruoli secondari maschili, figure anch'esse "deboli" in una società rapace, come l'imprenditore tuttofare Cianfanna, interpretato da Nino Manfredi, il pugile Bietolone, interpretato da Mario Adorf, il garagista Italo (Franco Nero) e Bagini, a cui dà il volto Ugo Tognazzi, inizialmente scelto per il tuolo dell'attore famoso andato poi a Enrico Maria Salerno. Nell'ultima parte del libro si parla di quello che avrebbe voluto essere il suo film successivo Le paure, dove il protagonista era un uomo, capo d'industria, non meno smarrito di Adriana.