Si avvicina il 24 ottobre, giorno in cui il pubblico italiano vedrà finalmente l'atteso Il quinto potere, biopic dedicato al fondatore di Wikileaks Julian Assange. Come sappiamo, il film è stato accolto da un violento attacco polemico da parte dello stesso Assange che si è opposto alla realizzazione definendo l'opera diretta da Bill Condon "irresponsabile, controproducente e pericolosa" per la sua persona e per l'esistenza stessa di WikiLeaks. Ciò che non conoscevamo è il contenuto della lettera intimidatoria inviata a gennaio, mentre il film era in fase di lavorazione, da Julian Assange al protagonista Benedict Cumberbatch. L'attore inglese aveva taciuto l'esistenza di questa missiva, ma ci ha pensato WikiLeaks a diffondere il testo in cui Assange definisce l'interprete "una brava persona", tentando però di distoglierlo dal partecipare "a un'opera di finzione distorta basata su un libro pieno di menzogne scritto dal vecchio portavoce di WikiLeaks Daniel Domscheit per vendicarsi di me". Assange prosegue: "Tu verrai usato come un'arma puntata contro di me per assumere il mio aspetto e assassinarmi. Sei un attore pagato per seguire una sceneggiatura, non importa quanto sia sbagliata. Incontrandoti, convaliderei questa farsa e la perfomance fasulla che tu sei costretto a interpretare".
Dopo mesi di silenzio, ora che il film sta per arrivare nei cinema italiani, Benedict Cumberbatch ha colto l'occasione per rispondere pubblicamente ad Assange affermando: "Interpretare un uomo come Julian Assange in modo intelligente per me è stata fonte di preoccupazione. Lui mi accusa di essere un'arma puntata contro di lui come se io fossi un facile strumento di propaganda politica. Non solo io non opero in un vuoto morale, ma questo per me non è stato un lavoro accettato per soldi. Ha a che vedere con la mia idea di libertà civile, di democrazia sana e coi diritti umani. Questo progetto è importante per l'integrità che volevo infondere in uno dei personaggi più discussi e provocatori del presente. L'idea di fare un film su qualcuno così lontano da me e pronto a sacrificarsi per cambiare la visione delle persone attraverso i social media, dimostrando il potere dell'individuo, era la vera sfida. (...) Volevo creare un ritratto tridimensionale di un uomo denigrato dai tabloid per ricordare alle persone che Assange non è solo lo strano australiano dai capelli bianchi ricercato in Svezia che si nasconde in un'ambasciata dietro Harrods. Dietro di lui vi è una grande forza. Sono orgoglioso di aver partecipato a questo progetto controverso in cui, la storia viene vista da un punto di vista che può anche essere opinabile, ma lo scopo del film è provocare dibattito, non consenso. Sarebbe positivo scoprire che Julian ha permesso la diffusione di un movimento fondamentale per Il quinto potere, una forma di giornalismo fatta dalle persone e capace di perseguire la ricerca della verità per se stessi".