Fantaghirò, Lamberto Bava: "Ho inventato un nuovo genere e ho strappato Alessandra Martinez alla RAI"

Il regista horror di culto, ospite a Locarno 2025, ricorda l'incredibile successo della fiaba con Alessandra Martinez ispirata a Italo Calvino.

Lamberto Bava premiato a Locarno 2025

Locarno si tinge di nero con l'arrivo di Lamberto Bava. Un incontro per appassionati, a cui assiste anche l'attore Luc Merenda, in cui Bava ricorda i suoi esordi svelando qualche piccolo segreto sulla sua carriera. Non solo demoni e zombie nel mondo del regista che ha il merito di aver "inventato un nuovo genere portando le fiabe di Italo Calvino sul piccolo schermo"_. Il pensiero corre a Fantaghirò, amatissima serie con Alessandra Martinez e Kim Rossi Stuart che conta ancora numerosi appassionati.

"Prima di me, ci aveva provato mio padre Mario Bava a portare le fiabe di Calvino in tv proponendo un format alla RAI. L'idea fu accolta con grande entusiasmo, ma finì in un nulla di fatto" ricorda Bava. "Tanti anni dopo proposi anche io a Mediaset una cosa simile, una rilettura della fiaba di Fantaghirò, la cui protagonista era una ragazza costretta a travestirsi da uomo. Preparammo due sceneggiature e la seconda piacque così tanto che divenne una serie. Il primo episodio ebbe un successo enorme".

Anche l'intuizione di affidare alla ballerina Alessandra Martines il ruolo di protagonista va attribuita a Lamberto Bava: "All'epoca lei era in RAI, a Mediaset non andava giù ingaggiarla, ma alla fine l'accoglienza della serie mi ha dato ragione. Dopo Fantaghirò 3 puntai i piedi per fare altre fiabe e proposi Desideria, che batté ogni record di audience".

Alessandra Manrtinez in Fantaghirò
Alessandra Manrtinez in Fantaghirò

La passione per il fantasy, eredità paterna

Nato e cresciuto in una famiglia di "cinematografari", come li definisce lui, Lamberto Bava non ha frequentato scuole di cinema, la sua scuola sono stati i set del padre che, fin da piccolo, lo portava con sé.

"Anche da bambino, mio padre mi faceva leggere cose fuori dal comune. Era molto avanti, non si limitava ai romanzi acclamati, ma leggeva fumetti, gialli. Così è nata la mia passione per ciò che non era reale e ho cercato di sfruttarla".

Lamberto Bava sul set del film Ghost Son
Lamberto Bava sul set del film Ghost Son

L'idea di seguire le orme paterne è maturata sul set di Sei donne per l'assassino, opera seminale di Mario Bava. Ne è seguita una lunga gavetta come aiuto regista di opere del padre come La venere d'Ille ("giravo le scene che a mio padre scocciava fare, come i dialoghi") e Schock ("non amando gli attori, mio padre voleva fare una storia in cui i protagonisti erano gli oggetti e scrisse la storia con Dardano Sacchetti").

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Poi sono arrivate le collaborazioni con Ruggero Deodato, a cui Lamberto Bava ha fatto da "segretaria di edizione" in Ultimo mondo cannibale, set di culto di cui ricorda soprattutto il serpente che lo ha morso nella giungla durante una ripresa, e con Dario Argento: "Ancora oggi sogno ancora di essere sul set di Inferno. Girare con Dario era una cosa importante, significava fare cinema con i mezzi che ci vogliono. Bei set, belle idee. Vi svelerò un segreto: la mano che decapita il paralitico del lago era mia, quando c'era da fare le cose cattive Dario guardava me. Io conoscevo la tecnica giusta perché l'avevo appresa sui set di mio padre. Per me fu un gioco da ragazzi".