Ci lascia Carlo Giuffrè: l'attore napoletano è morto oggi all'età di 89 anni (ne avrebbe compiuti 90 tra un mese. Celebre per il suo sodalizio con il fratello Aldo Giuffrè, Carlo è stato uno dei più grandi attori del teatro italiano, ma anche uno dei volti più conosciuti del nostro cinema più popolare. In particolare, a teatro, ha interpretato e diretto alcune delle commedie più famose di Eduardo De Filippo, tra cui Natale in casa Cupiello.
Due anni dopo essersi diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, Carlo e Aldo Giuffrè debuttarono proprio con Eduardo, del quale, diversi anni dopo ripresero il repertorio. Come regista infatti, Carlo ha diretto Miseria e Nobiltà, Il sindaco del rione sanità e Questi fantasmi. A teatro inoltre, ha recitato anche opere di Cechov e Shakespeare. Otto anni fa, in occasione della scomparsa di suo fratello Aldo, Carlo Giuffré aveva rievocato affettuosamente il loro sodalizio: "Nel 1972 al Teatro delle Arti di Roma siamo partiti con Un coperto in più di Maurizio Costanzo. Fu un successo, la critica parlò di noi come i nuovi De Filippo, perfino Federico Fellini disse che il nostro era "un teatro ad alta temperatura" e ci stimava. Il nostro sodalizio artistico teatrale è durato 12 anni, era basato sulla commedia dell'arte, recitavamo quasi a soggetto. Ne abbiamo fatte tante di cose."
Alle numerose apparizioni in sceneggiati e fiction televisive, Carlo Giuffrè ha affiancato un ricchissimo curriculum cinematografico. E' stato uno dei volti più popolari della commedia all'italiana ed è apparso, tra gli altri film in La ragazza con la pistola con la pistola e Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa, con Monica Vitti, ma anche le commedie sexy e scollacciate degli anni '70, tra cui La signora gioca bene a scopa?, La supplente e La cameriera seduce i villeggianti, ma tra i suoi ruoli più importanti ricordiamo quelli nel drammatico La pelle di Liliana Cavani e soprattutto Mi manda Picone. Tra le sue ultime apparizioni al cinema ricordiamo Pinocchio di Benigni e Se mi lasci non vale, di Vincenzo Salemme.