Call of Duty: Steven Spielberg voleva realizzare il film prima che Paramount acquisisse i diritti

Activision ha scelto Paramount per il film di Call of Duty, rifiutando l'offerta di Steven Spielberg che chiedeva il pieno controllo creativo: una decisione che potrebbe segnare il futuro del franchise sul grande schermo.

Call of Duty

Il progetto di portare Call of Duty al cinema si arricchisce di un retroscena sorprendente: Steven Spielberg era stato tra i candidati a firmare l'adattamento live-action del celebre videogioco, ma la sua proposta è stata scartata a favore di un accordo con Paramount. Secondo un'inchiesta di Puck, il regista premio Oscar avrebbe presentato un piano tramite la sua casa di produzione Amblin Pictures, ma le sue richieste di autonomia totale sulla realizzazione e sulla campagna promozionale hanno spaventato i vertici di Activision.

Paramount conquista i diritti di Call of Duty dopo la fusione con Skydance

La major, reduce dalla fusione con Skydance, ha annunciato di aver ottenuto i diritti cinematografici di Call of Duty e di essere pronta a sviluppare un film live-action. Paramount ha convinto Activision offrendo una collaborazione più equilibrata, che garantisce all'editore di videogiochi un ruolo diretto nelle decisioni creative.

Una strategia considerata più sicura, viste le aspettative legate a uno dei franchise più popolari e longevi dell'industria videoludica.

Perché Spielberg non è stato scelto per l'adattamento

Secondo il report, Spielberg avrebbe preteso il pieno controllo del progetto, dalla produzione alla distribuzione, fino al marketing. Una condizione che avrebbe limitato il potere decisionale di Activision, portando l'azienda a ritenere l'offerta troppo rischiosa. La decisione sorprende soprattutto considerando la storia del regista con i videogiochi: proprio osservando suo figlio giocare a GoldenEye 007, Spielberg ebbe l'idea che lo portò a creare la serie Medal of Honor, progenitrice diretta di quello che anni dopo sarebbe diventato Call of Duty.

Steven Spielberg
Una foto di Steven Spielberg

Molti dei creativi che contribuirono al primo Medal of Honor finirono infatti per fondare Infinity Ward, lo studio che realizzò il primo Call of Duty nel 2003. In maniera indiretta, si può dire che l'impatto di Spielberg abbia contribuito a dare vita al franchise. Vederlo escluso dal film ufficiale rappresenta quindi un paradosso che non è sfuggito ai fan e agli osservatori del settore.

Paramount promette fedeltà al videogioco

David Ellison, CEO di Skydance e ora figura centrale in Paramount, ha dichiarato di voler rendere giustizia al franchise: "Come fan di lunga data di Call of Duty, portare questo universo narrativo sul grande schermo è un sogno che si avvera. Siamo consapevoli dell'enorme responsabilità e lavoreremo per non deludere i giocatori di tutto il mondo". Le parole del produttore lasciano intendere un impegno forte per rispettare l'eredità del videogioco, senza sacrificare la spettacolarità necessaria a un blockbuster cinematografico.

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La rinuncia a Spielberg è già considerata una mossa audace: se il film di Paramount non dovesse incontrare il favore del pubblico, la decisione potrebbe ritorcersi contro Activision. L'adattamento sarà chiamato a dimostrare di poter reggere il confronto con una saga che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo e che ha segnato un'intera generazione di videogiocatori. In caso contrario, i fan non dimenticheranno facilmente l'occasione mancata di avere Spielberg dietro la macchina da presa.