Nonostante Dancer in the dark abbia vinto numoerosi riconoscimenti, tra cui la Palma d'Oro a Cannes per l'interpretazione di Björk e una candidatura agli Oscar, è noto a tutti che la collaborazione tra l'artista islandese e Lars von Trier fu decisamente movimentata e poco serena. Poche ore fa, Bjork, sull'onda emotiva dello scandalo Weinstein - che sta spingendo numerose attrici e artiste, ma anche celebrità maschili a raccontare le proprie esperienze con il produttore e altre personalità di Hollywood - ha condiviso su Facebook un lungo post in cui ha voluto chiarire a distanza di anni le circostanze di quella collaborazione così difficile e tormentata.
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Nel suo post Bjork non si riferisce esplicitamente a von Trier, ma parla di "un regista danese" e non lascia quindi molti dubbi sull'identità dell'uomo di cui parla. "Nel momento in cui iniziai a confrontarmi con il lavoro d'attrice mi fu chiaro che essere molestata e umiliata dal regista, che a sua volta era incoraggiato dal suo staff, sarebbe stata la norma" e soprattutto, continua Bjork, "mi fu chiaro che l'industria del cinema permette che un regista possa toccare e molestare un'attrice" Quando provò a ribellarsi, ha raccontato la cantante, il regista di Melancholia la punì additandola davanti al suo staff come "una persona difficile". "E' grazie alla mia forza, al mio team e al fatto che non avessi nessuna ambizione nella recitazione che riuscii ad uscirne nel giro di un anno, ma non credo si possa dire altrettanto per altre attrici che hanno lavorato con quest'uomo."
"Il regista era pienamente consapevole del suo gioco e sono sicura che il suo film successivo era ispirato all'esperienza che ebbe con me, che riuscii a tenergli testa" Bjork infine si è detta convinta che a causa dei contrasti tra lui e von Trier i rapporti che lui ha avuto in seguito con altre attrici sono stati meno ostili e più costruttivi.