Bettino Craxi, la malattia e la morte del politico italiano

Bettino Craxi, celebre politico italiano nonché Presidente del Consiglio dei ministri, soffriva di più patologie quando si spense in Tunisia il 19 gennaio del 2000.

Bettino Craxi, nell'ultimo periodo della sua vita, soffrì di numerose malattie: era affetto da cardiopatia, gotta e diabete mellito; in seguito fu colpito anche da un tumore a un rene e la sua morte per un arresto cardiaco sopraggiunse intorno alle 15 del 19 gennaio del 2000.

Pierfrancesco Favino Craxi
Pierfrancesco Favino è Craxi nel film Hammamet sull'uomo politico italiano

Il primo ricovero di Bettino per le complicazioni derivate dal diabete, che l'avrebbe portato alla morte dieci anni dopo, risale all'agosto del 1990. Quando il celebre politico si spense, l'allora presidente del Consiglio Massimo D'Alema propose le esequie di Stato ma la sua proposta non fu accettata né dai detrattori né dalla famiglia stessa di Craxi, che accusò l'allora governo di avere impedito al leader socialista di rientrare in Italia per sottoporsi a un intervento chirurgico presso l'ospedale San Raffaele di Milano.

Melania Rizzoli, il medico personale di Craxi nonché amica di famiglia, durante un'intervista di Libero, ha raccontato che quando morì nella sua dimora tunisina c'erano solo due persone di servizio e la figlia dell'ex presidente del consiglio.

"Quel pomeriggio Bettino aveva salutato la moglie per poi andare a riposare nella sua stanza verso le 14.30, e quando alle 17.30 il cameriere, non vedendolo uscire, aveva bussato alla sua porta con il vassoio del thé alla menta, non ricevendo alcuna risposta, era entrato trovandolo senza vita sul letto." Ha rivelato Melania a proposito delle ultime ore di Craxi. "Bettino era morto due ore prima a causa di un arresto cardiaco fulminante, che gli aveva spezzato il fiato e la voce, e non gli aveva dato scampo, né il tempo e la forza per chiamare e chiedere aiuto".

Hammamet 1
Hammamet: Pierfrancesco Favino in una scena sul set

"Bettino Craxi al momento della morte aveva 65 anni. Per i suoi detrattori morì da criminale latitante, per i suoi estimatori morì in esilio vittima di una giustizia politicizzata, ma certamente per molti italiani è morto privato di quella dignità e quel rispetto che la sua figura e la sua storia avrebbe meritato, soprattutto nel suo ultimo giorno di vita o se credete nel giorno della sua morte. Sopra la sua tomba è inciso un epitaffio, che era anche il suo motto: La mia libertà equivale alla mia vita." Ha concluso la Rizzoli.